“Copertone selvaggio”, ovvero i traffici illegali di PFU.

I numeri e le storie del traffico e dello smaltimento illegale di Pneumatici Fuori Uso (PFU) in Italia sono descritti nel Dossier realizzato da Legambiente in collaborazione con Ecopneus, la società consortile costituita dai 6 principali produttori di peneumatici operanti in Italia.

I dati elaborati evidenziano che dal 2005 ad oggi sono state individuate ben 1.049 discariche illegali in tutta Italia, per un’estensione complessiva che supera ampiamente i 6 milioni di metri quadrati (per l’esattezza 6.170.537). Si va dalle discariche di ridotte dimensioni, frutto della smania di risparmiare qualche spicciolo da parte di piccoli operatori (gommisti, officine, trasportatori, intermediari) a quelle più grandi, dove appare evidente la presenza di attività organizzate per il traffico illecito, svolte sia in Italia che all’estero.

I traffici illeciti riguardano ben 16 regioni italiane e hanno coinvolto, sia come porti di transito sia come meta finale di smaltimento, 8 Stati esteri: Cine, Hong Kong, Malaysia, Russia, India, Egitto, Nigeria e Senegal. Dalle indagini emerge chiaramente come i PFU siano tra i materiali più gettonati dai trafficanti: questa tipologia di rifiuti è stata al centro di oltre l’11% del totale delle inchieste svolte dal 2002 ad oggi è possibile stimare le conseguenze economiche di “copertone selvaggio – si legge nel dossier – che vanno dal mancato pagamento dell’IVA per le attività di smaltimento, alla vendita illegale di pneumatici, dalle perdite causate alle imprese di trattamento, fino agli oneri per la bonifica dei siti illegali di smaltimento.

La perdita economica per lo Stato può essere quantificata in circa 143,2 milioni di Euro all’anno, di cui 140 milioni per il mancato pagamento dell’IVA sulle vendite e circa 3,2 milioni di euro per il mancato pagamento dell’IVA sugli smaltimenti; i mancati ricavi degli impianti di trattamento, costretti a lavorare a regimi ridotti a causa della fuoriuscita degli PFU dal ciclo legale, possono essere quantificati in almeno 150 milioni di euro l’anno; i costi di bonifica delle discariche abusive di PFU sequestrate nel periodo 2005-settembre 2010, che solitamente sono a carico dei contribuenti possono essere stimati in almeno 400 milioni di Euro.

Sulla base di queste stime non è azzardato ipotizzare un danno economico complessivo, sia alle finanze pubbliche che all’imprenditoria legale, accumulato sempre nel periodo 2005-settembre 2010, di oltre 2 miliardi di euro:
Le regioni a tradizionale presenza mafiosa (Campania, Calabria, Puglia e Sicilia) sono quelle più colpite dalla presenza di siti illegali: qui si concentra più del 63% dele discariche abusive, per una superficie complessiva pari al 70,4% di quella sequestrata in tutta Italia dalle Forze dell’ordine.

La prima regione per numero di discariche sequestrate, contenenti PFU, è la Puglia, con 230 siti, quasi il 22% del totale nazionale: Un primato riconducibile sia ad una diffusa illegalità nel settore – dovuta anche alla non piena efficienza dell’intera filiera della raccolta e recupero PFU (scarsi sbocchi economici per i prodotti trattati)- sia all’intensa ed efficace attività d’indagine svolta dalle Forze dell’ordine (coordinate dal 2007 in una task-force ambientale sostenuta dall’amministrazione regionale), che consente di raggiungere importanti risultati operativi, con numerosi sequestri e denunce.

Al secondo posto della classifica per regioni si colloca la Calabria con 159 siti illegali, seguita dalla Sicilia (con 141 discariche), e dalla Campania, con 131. Tra le regioni del centro, il Lazio è la più colpita con 77 siti illegali, per un’estensione che supera i 75 mila metri quadrati. Al primo posto tra le regioni del nord figura il Piemonte, con n37 discariche sequestrate, per un’estensione pari a 1777.950 metri quadrati.

(LG-FF)

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