L’anniversario del 1973 divide ancora una volta il Cile.
Come ricorda Amnesty International dopo il golpe dell’11 settembre 1973 almeno:
– 38mila persone vennero detenute illegalmente o torturate
e
3.216 furono uccise e fatte sparire ma la legge d’amnistia approvata nel 1978 escluse dalla responsabilità penale chi commise quei crimini.
Le richieste di Amnesty International: chiede al governo cileno di attuare misure concrete per fermare l’impunità per le violazioni del passato, del presente e del futuro.
Quei crimini non dovranno accadere mai più.
In particolare, chiediamo l’abolizione del decreto legge 2191, conosciuto come legge d’amnistia; approvato durante il regime di Pinochet, si estende dall’11 settembre 1973 al 10 marzo 1978, ed è tuttora in vigore.
Negli ultimi anni, alcune sentenze su sparizioni forzate ne hanno escluso l’applicazione, ma il provvedimento ancora getta un’ombra pericolosa su futuri procedimenti legali riguardanti le violazioni dei diritti umani del passato.
A quarant’anni dal bombardamento della Moneda, e a più di venti dalla fine del regime militare, il Cile non si è ancora liberato dell’eredità di Pinochet, il generale golpista morto alla fine del 2006.
E’ lo scenario del prossimo confronto elettorale.
A sinistra, con una coalizione per la prima volta allargata anche al Partito comunista (c’è la famosa leader studentesca Camila Vallejo), torna in campo Michelle Bachelet, figlia di un generale, Alberto, che rimase fedele al governo di Allende, e venne torturato e lasciato morire dai suoi compagni d’armi.
A destra, rappresentante dei due partiti politici che difesero il regime militare, c’è Evelyn Matthei, figlia di uno dei migliori amici del generale Bachelet, Fernando Matthei, che appoggiò il colpo di Stato e, più tardi, divenne membro della giunta militare come capo dell’aviazione.