2006: Anno europeo della mobilità dei lavoratori

Lunedì 27 febbraio è stato inaugurato ufficialmente, durante una conferenza che si è svolta a Bruxelles alla presenza del Presidente della Commissione europea e di esponenti del Parlamento europeo, l’Anno europeo della mobilità dei lavoratori che coinciderà con una serie di altre iniziative, inclusi gli accordi transitori per la libera circolazione dei cittadini dell’UE allargata e il lancio di un nuovo portale sulle offerte di lavoro in tutta Europa.

Secondo quanto affermato dalla Commissione europea la mobilità dio lavoratori non è limitata allo spostamento da una regione o un paese all’altro, ma include anche la mobilità del lavoro, ossia il numero di volte che si cambia mestiere. Nel mercato del lavoro dell’UE, caratterizzato da una forte disoccupazione in alcune regioni e in alcuni settori e da una carenza di competenze e manodopera in altri, una maggiore mobilità è considerata un modo per ottenere maggiore e migliore occupazione.
Il presidente della Commissione per l’occupazione del Parlamento europeo,Jan Anderson, ha affermato che “l’Unione europea dovrebbe agevolare la mobilità dei lavoratori e la vita dei cittadini dell’UE che decidono di cambiare lavoro o paese. La mobilità dei lavoratori è importante nella lotta contro la disoccupazione. Una maggiore mobilità della forza lavoro, sia in termini di varietà d’impiego che di spostamento all’interno di un paese o frra i diversi paesi contribuirà a far aumentare l’occupazione. Pertanto dovremmo mobilitarci sia sulla mobilità occupazionale che su quella geografica”.
Il Centre for European Policy Studies riferisce che la mobilità del lavoro è alquanto statica nell’UE, con dei lavoratori che mantengono lo stesso posto di lavoro per una media di 10,6 anni, a fronte dei 6,7 anni degli USA. Mentre le statistiche dell’UE evidenziano che nel 2003 l’8,2% della forza lavoro totale dell’UE aveva cambiato lavoro dopo un anno, vi sono grandi differenze fra i vari Stati, con una mobilità lavorativa annuale che raggiunge circa il 13% del Regno Unito e la Danimarca, rispetto al 5% della Grecia e della Svezia. E’stato accertato che i “lavoratori mobili”, con varie esperienze professionali in diversi paesi tendono ad acquisire più facilmente nuove competenze e ad adeguarsi ai vari ambienti.
Con il suo 1,5%, il numero dei dipendenti che lavorano in un altro paese nell’UE è circa allo stesso livello di 30 anni fa. Nonostante i confini comuni e l’aumento registrato in anni recenti, i trasferimenti transfrontalieri si attestano ancora ad appena lo 0,2%.
L’Unione europea si aspetta che la mobilità geografica aumenti con l’avanzare della globalizzazione, oppure in ragione delle molte difficoltà incontrate da chi lavora all’estero, una sfida cruciale è rappresentata dagli aspetti giuridici, pratici e sociali. L’Anno europeo della mobilità dei lavoratori” coinciderà con una serie di altre iniziative, inclusi gli accordi transitori per la libera circolazione dei cittadini dell’UE allargata e il lancio di un nuovo portale sulle offerte di lavoro in tutta Europa. Inoltre, è previsto un progresso grazie al miglioramento della portabilità dei diritti a pensione e della Carta di assicurazione sanitaria europea, già utilizzata da 50 milioni di cittadini , che sarà disponibile in tutti i 25 Stati membri.
Il nuovo portale sull’occupazione EURES, inaugurato il 27 febbraio scorso, fornirà ai cittadini un accesso diretto a tutte le offerte di lavoro pubblicate dai servizi pubblici per l’impiego,che corrisponderanno a circa un milione di posti di lavoro per ogni periodo di riferimento.
Nel link riportiano un comunicato della Rappresentanza in Italia della Commissione europea e un breve commento di Carlo Pittarelli del Parlamento europeo.

Approfondimenti

Precedente

Prossimo