Nuova proposta europea per la protezione dall’ amianto

La Relazione della Commissione per l’occupazione e gli affari sociali del Parlamento europeo

Il 22 marzo 2002, l’ eurodeputata Elisa Maria Damiao, a nome della Commissione per l’ occupazione e gli affari sociali del Parlamento europeo ha presentato una Relazione sulla Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica della direttiva 83/477/CEE sulla protezione dei lavoratori contro i rischi connessi con un’ esposizione all’ amianto durante il lavoro. La proposta di modifica, illustrata nella relazione, parte dai risultati degli studi approfonditi sui limite di esposizione al crisotilo in particolare e sui metodi di misurazione del tenore di amianto nell’ aria, con specifico riferimento al metodo adottato dall’ Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Purtroppo la Commissione non ha ancora fissato un valore limite massimo di esposizione al crisotilo basato su studi epidemiologici, al disotto del quale la sicurezza dei lavoratori sarebbe efficacemente garantita.Viene pertanto sottolineato nella relazione che ” occorre ridefinire i limiti di esposizione alla luce del principio di precauzione. Benchè il crisotilo, ossia la forma di amianto meno nociva per la salute, sia vietato, è probabile che esso sia ancora presente nei materiali da rimuovere, riutilizzare, riparare e demolire. Pertanto, proteggere efficacemente i lavoratori dalla forma di amianto meno nociva equivale ad applicare un ” rischio zero” per tutti gli altri tipi di amianto. I predetti studi dovrebbero inoltre valutare i rischi dei prodotti di sostituzione”. Nella motivazione all’ emendamento 2 della direttiva 83/477/CEE, nella relazione si legge che occorre responsabilizzare e informare le parti interessate, come protezione civile, ispettorati del lavoro, gli enti locali, le associazioni di imprenditori dei settori più direttamente interessati, i sindacati, le associazioni delle vittime e tutti gli enti a intervenire, garantendo il pieno rispetto della legislazione europea e nazionale, poiché le malattie connesse all’ amianto determineranno altrimenti in futuro la perdita di altre vite umane. ” I rischi per la salute – prosegue la relazione- legati al lavoro non costituiscono soltanto un problema individuale del lavoratore o di un gruppo di lavoratori.Il rigoroso rispetto della legislazione europea e nazionale, oltre che prevenire tragedie umane, può garantire la sopravvivenza delle imprese….Occorre sottolineare che nei prossimi 30 anni circa 500.000 persone potrebbero decedere per cancro polmonare o mesotelioma direttamente contratti per esposizione all’ amianto e che la recente decisione della Corte di cassazione francese a favore dei lavoratori che hanno sporto ricorso ha riconosciuto la responsabilità dei datori di lavoro di 29 imprese su 30, colpevoli di negligenza grave in quanto non hanno garantito un’adeguata protezione, il che ha determinato l’ insorgere di malattie gravi o mortali”. Nella proposta di modifica viene richiesto di riconoscere che non sono a rischio soltanto coloro che hanno lavorato con tale sostanza per cui la Commissione svolgerà un’ indagine sulle categorie passibili di esposizione non professionale e, in base a tale lavoro, presenterà entro il 31 dicembre 2003, proposte adeguate quanto al risarcimento e alla tutela da accordare loro. Nella relazione, infatti, si sottolinea che va protetta tutta la popolazione dall’ esposizione non professionale all’ amianto e vanno risarciti coloro i quali ne sono stati già soggetti. Per quanto riguarda il divieto di commercializzazione e utilizzazione dell’ amianto, viene auspicato che la Commissione e gli Stati membri sostengano una posizione comune in seno all ‘ OMC che protegga gli Stati membri dell’ UE decisi ad applicare tale divieto prima del 2005.

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