Mancata attuazione della direttiva sui biocarburanti: il rimprovero della Commissione

Come riferisce Rapid, la Commissione ha inviato, il 16 marzo scorso, una lettera di costituzione in mora a nove Stati membri – tra i quali l’Italia – che non hanno ancora comunicato il rispettivo obiettivo riguardante la percentuale di biocarburanti da raggiungere nel 2005,come prevede la normativa europea.

L’Italia, come altri otto Paesi membri dell’UE, sono in ritardo nell’applicazione della direttiva europea sull’utilizzo dei biocarburanti, ricavati cioè da fonti agricole (come l’etanolo e il biodiesel). E la Commissione europea ha inviato, il 16 marzo scorso, una lettera di costituzione in mora a questi nove Stati membri che non hanno ancora comunicato il rispettivo obiettivo riguardante la percentuale di biocarburanti da raggiungere nel 2005, comunicazione che in base alla direttiva 2003/30/CE doveva essere trasmessa entro il 1° luglio 2004. La direttiva in questione stabilisce che una percentuale sempre maggiore di tutto il diesel e la benzina venduti negli Stati membri sia costituita da biocarburanti: dal 2% del 2005 si dovrà progressivamente passare almeno al 5,75% dei carburanti venduti nel 2010. Il piano d’azione adottato nel 2001 per incentivare l’utilizzo di carburanti alternativi per il settore dei trasporti metteva in luce che l’impiego di combustibili ricavati da fonti agricole (come l’etanolo e il biodiesel) era la soluzione tecnologica che presentava le massime potenzialità nel breve medio periodo. “ Oggi il mercato dei trasporti dipende quasi interamente da carburanti derivati dal petrolio – ha dichiarato il Commissario europeo per l’energia – Adesso è urgente che tutti gli Stati membri rispettino i propri impegni a sviluppare una strategia alternativa per i carburanti nel settore dei trasporti ed affrontare questa eccessiva dipendenza che per l’Unione europea è fonte di notevoli preoccupazioni sia sotto il profilo ambientale che dell’approvvigionamento”. Infatti, i biocarburanti svolgono un ruolo importante nella politica europea dei trasporti e dell’energia. Sotto il profilo ambientale contribuiscono alla lotta ai cambiamenti climatici perché non emettono gas serra; dal punto di vista economico-politico servono a diversificare le fonti energetiche dell’Unione europea riducendo la dipendenza dalle importazioni di petrolio e aprono nuovi mercati per l’agricoltura europea, in quanto ottenuti dalla trasformazione o fermentazione di fonti biologiche non fossili come olii vegetali, barbabietole da zucchero, cereali e altre colture e rifiuti organici. Ad esempio, il biodiesel è ricavato da semi oleosi (in particolare la colza) e da olii da cucina esausti. Il bioetanolo è ricavato da cereali e colture zuccherine, mentre il biogas è ottenuto dai gas di discarica e dai rifiuti agricoli.

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