Laccesso al corso avviene tramite un test attitudinale visivo, percettivo auditivo (per il curriculum professionalizzante relativo agli strumenti musicali), una prova attitudinale e una prova orale di approfondimento circa la lingua inglese, la storia dellarte, la storia delle tecniche di esecuzione dei manufatti e le scienze della natura (chimica, fisica, biologia, scienze della terra). Questo corso è articolato in 300 crediti formativi (di cui almeno 90 da maturare presso laboratori e cantieri di restauro), corrispondenti a quelli previsti dal vigente ordinamento dellinsegnamento universitario (CFU) e la prova finale vale come esame di Stato, dando quindi il via libera allinizio dellattività professionale; infatti, al termine del percorso formativo le università rilasciano una laurea magistrale abilitante alla professione di restauratore di beni culturali. Il decreto indica anche i criteri e i livelli di qualità da applicare nel corso formativo, i requisiti dei docenti e quelli delle istituzioni formative. Infine, stabilisce che lesame finale, organizzato dallistituzione formativa responsabile del corso, sarà articolato in due prove. La prima, di carattere applicativo, dovrà consistere in un intervento pratico laboratoriale; mentre la seconda, di carattere tecnico metodologico, verterà sulla discussione di un elaborato scritto.
Se la prima prova non dovesse essere superata, il candidato potrà ripetere lesame nella sessione successiva. A giudicare i futuri restauratori sarà una commissione composta da sette membri, nominati dai direttori delle istituzioni formative. Tra questi esperti dovranno esserci almeno due membri designati dal Ministero dei beni e le attività culturali iscritti nel registro dei restauratori da almeno cinque anni, oltre che due docenti universitari designati dal Ministero dellistruzione, delluniversità e della ricerca.
(LG-FF)