Le ipotesi di reato: disastro colposo e omissione dolosa di cautele antinfortunistiche
Sono una dozzina gli indagati – tra capi di Stato maggiore e vertici della Marina militare italiana in servizio fino alla fine degli anni Novanta – per le ipotesi di reato di disastro colposo e omissione dolosa di cautele antinfortunistiche nell’ambito dell’inchiesta avviata due anni fa dalla procura di Torino per 223 casi di marinai morti per mesotelioma pleurico o peritoneale, tumori riconducibili all’esposizione da amianto, in tutta Italia.
L’iscrizione nel registro degli indagati – anticipata nei giorni scorsi nell’edizione torinese del quotidiano “La Repubblica” – è stata confermata dal pubblico ministero Raffaele Guariniello, che coordina l’inchiesta. Per i magistrati piemontesi le morti sarebbero attribuibili alla presenza di amianto sulle navi della Marina Militare dove gli uomini avevano prestato servizio per anni.
Ripercorsa la storia sanitaria e professionale delle vittime. Nei due anni di inchiesta gli investigatori e la Procura hanno raccolto tutti i casi sospetti e hanno ricostruito la storia lavorativa e sanitaria di ogni soggetto.
Tra le vittime accertate vi sarebbero – secondo la Procura – anche molti uomini che avevano svolto la leva sulle navi: fuochisti, motoristi, caldaisti e, in particolare, chi prestava servizio vicino alle centrali termiche delle imbarcazioni che avevano coibentazioni in amianto.
(LP)