– elaborate dal Centro Interagenziale “Igiene e Sicurezza del Lavoro” di ISPRA
con la collaborazione di altri importanti Enti:
– Università Politecnica delle Marche
– Environment Agency (England)
– Scottish Environmental Protection Agency (SEPA)
– le Arpa Basilicata, Emilia Romagna, Liguria, Piemonte, Campania, Marche e Sicilia.
Le principali ragioni che hanno portato alla riprogettazione della antecedente “Linea guida“, edita nel 2006, possono essere così sintetizzate:
1. il mutato quadro normativo nazionale di riferimento che dispone la valutazione del rischio chimico nelle attività delle Agenzie di Protezione ambientale;
2. levoluzione delle conoscenze scientifiche e tecniche in materia;
3. la necessità di elaborare un proprio modello tecnico-operativo per adempiere agli obblighi normativi cercando di sopperire alla lacuna normativa in merito alle metodologie da adottare.
Come dichiarato nelle Conclusioni, tre i punti cardine intorno ai quali ruota il lavoro:
– identificare e rappresentare in modo pragmatico tutti gli elementi che contribuiscono a quantificare il rischio chimico nei laboratori di analisi;
– calcolare lIndice di rischio;
– identificare e pianificare interventi nelle attività di laboratorio che riducano il rischio e migliorino le condizioni di sicurezza degli operatori esposti.
Le Linee guida presentano due modelli matematici per calcolare lIndice di rischio (livello di esposizione) attraverso due fogli di calcolo excel:
– uno riferito agli agenti chimici pericolosi
– laltro agli agenti cancerogeni e mutageni.
Come spiegato nella Premessa “i modelli matematici proposti si basano sul confronto degli elementi che determinano il rischio con tutti gli aspetti utilizzati per contenerlo, rispondendo ai requisiti delle leggi vigenti in materia e risultando alternativi ma anche complementari alle misure ambientali e biologiche“.
Fonte ARPAT
(Pa-Ro)