In oltre 700 pagine le motivazioni per cui Stephan Schmidheiny e Louis De Cartier sono stati condannati a 16 anni di carcere.
“Emerge tutta l’intensità del dolo degli imputati, perché sia De Cartier che Schmidheiny hanno continuato e non si sono fermati né hanno ritenuto di dover modificare radicalmente e strutturalmente la situazione, al fine di migliorare l’ambiente di lavoro e di limitare per quanto possibile l’inquinamento ambientale“: lo scrive il giudice Giuseppe Casalbore nelle oltre 700 pagine di motivazioni della sentenza, depositata il 14 aprile 2012, con cui Stephan Schmidheiny e Louis De Cartier sono stati condannati a 16 anni di carcere a Torino nel processo Eternit, il più grande mai celebrato in Italia per il disastro dell’amianto, con migliaia di casi tra morti e malati per malattie connesse.
“Non può essere riconosciuta alcuna attenuante mentre risulta evidente che gli imputati hanno agito in esecuzione del medesimo disegno criminoso“, aggiunge il giudice Casalbore.
Nel processo Eternit si contestava agli imputati il disastro doloso e l’omissione di cautele antifortunistiche negli stabilimenti italiani della Eternit a Casale Monferrato, Cavagnolo, Rubiera e Bagnoli.
Gli imputati sono stati condannati solo per i fatti contestati nei primi due stabilimenti.
Scrive il giudice Giuseppe Casalbore, nelle motivazioni depositate oggi, che “gli imputati devono essere prosciolti dai reati di disastro commessi in Napoli Bagnoli e Rubiera e dai reati di dolosa omissione di cautele antinfortunistiche commessi fino al 13 agosto 1999, perché tali reati risultano estinti per prescrizione”.
Seguiranno ulteriori informazioni.
(Red)