Tre milioni di case ad alto rischio sismico

Oltre 2 milioni di abitazioni risultano vuote, 6 milioni di italiani vivono in zone ad alto rischio idrogeologico e 3 milioni di persone abitano in zone ad alto rischio sismico.

Oltre 2 milioni di abitazioni risultano vuote, 6 milioni di italiani vivono in zone ad alto rischio idrogeologico e 3 milioni di persone abitano in zone ad alto rischio sismico. Il patrimonio edilizio esistente è costituito in massima parte da case costruite male, nelle quali fa freddo d’inverno e caldo d’estate malgrado la spesa energetica delle famiglie sia cresciuta del 52% in 10 anni. Per uscire da questa situazione bisognerebbe creare 600mila posti nell’edilizia e investire sulla messa in sicurezza degli edifici e nella riqualificazione energetica. E’ la ricetta individuata nel rapporto realizzato dall’osservatorio congiunto Fillea Cgil e Legambiente su “Innovazione e sostenibilità nel settore edilizio – Costruire il futuro”.

Il rapporto, che sarà presentato oggi al salone internazionale dell’edilizia (Saie) di Bologna, effettua un’ampia analisi della situazione dell’edilizia sul territorio e degli strumenti che in molti casi regioni, province e comuni, hanno messo in campo per introdurre nuovi criteri energetici e ambientali, andando spesso anche oltre la normativa in vigore.

Fillea e Legambiente hanno individuato una serie di interventi mirati al sostegno dell’economia sostenibile delle costruzioni, indicando un processo in continua evoluzione con particolare attenzione alle prestazioni energetiche degli edifici, allo sviluppo delle rinnovabili e alla certificazione energetica. Ciò porterebbe a un innalzamento della qualità della vita dei cittadini e a un aumento dell’occupazione pari a 600mila nuovi posti di lavoro nei prossimi 10 anni, che possono arrivare, considerando l’indotto della filiera, a circa un milione.

Per Walter Schiavella, segretario generale della Fillea Cgil “in questi anni in Italia sono spariti 500mila posti di lavoro nell’intero settore delle costruzioni, la metà direttamente nel comparto dell’edilizia, sia a causa della bolla immobiliare del 2008, sia della crisi di un modello industriale vecchio e obsoleto, che non ha saputo innovarsi. Ma chi l’ha fatto, si è difeso meglio dalla crisi”.

Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente, sottolinea che “oggi possiamo uscire da questa drammatica situazione puntando su due obiettivi: l’innovazione e la messa in sicurezza del patrimonio edilizio in un territorio tanto fragile quanto a rischio anche per la costruzione di nuove case legali o abusive. Se consideriamo che il 60% degli edifici a prevalente uso residenziale è stato realizzato prima dell’introduzione della legge antisismica (1974), si comprende la dimensione del rischio che si corre e dove si deve prioritariamente intervenire, creando così tanti nuovi posti di lavoro, qualificati e duraturi”.

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