L’inchiesta indaga su una delle più scomode eredità lasciateci dalle due guerre mondiali: più di un milione e mezzo di tonnellate di armi chimiche, e si tratta di una stima assai approssimata per difetto, adagiate ancora oggi sui fondali marini.
Una minaccia che si fa ogni giorno più pressante in quanto i fusti contenenti le armi, affondati tra il 1917 e il 1970 senza utilizzare eccessive precauzioni, stanno corrodendosi e cominciano a rilasciare il loro velenoso contenuto: soprattutto iprite, sarin e composti arsenici.
Una minaccia letale per i pescatori, i turisti e in generale per l’intero ecosistema, come dimostrano le analisi effettuate su alcuni pesci catturati nelle zone a rischio, i quali mostrano chiari segni di avvelenamento chimico e in alcuni casi perfino mutazioni del DNA.
Il documentario è stato realizzato da Bob Coen, Éric Nadler, Nicolas Koutsikas e prodotto da ARTE France, Georama TV, NHK, HLJTV, Mac Guff.
Gi autori hanno, tra le altre cose, utilizzato interessante materiale d’archivio di ottima qualità, compresi spezzoni video dell’Istituto Luce e parti del documentario “Red Cod”, realizzato nel 2006 dall’ICRAM, oggi ISPRA.