Si è verificato l’11 marzo 2011 il disastro di Fukushima con la fusione dei noccioli di tre reattori della centrale nucleare. Greenpeace pubblica due rapporti che mostrano come la contaminazione continui ancora oggi.
A quattro anni dal disastro nucleare di Fukushima, che si verificò l’11 marzo 2011 con la fusione dei noccioli di tre reattori della centrale, Greenpeace pubblica due rapporti (“Japan’s nuclear crisis – Fukushima Daiichi Status report” e “Fukushima Impact – Accelerating the Nuclear Industry’s Decline”) che mostrano come la contaminazione continui ancora oggi. Montagne coperte di foreste e fiumi rilasciano continuamente radioattività, che raggiunge zone già decontaminate in precedenza, ricontaminandole.
L’incidente, come Greenpeace valutò per prima, venne classificato dall’AIEA (Agenzia internazionale per l’energia atomica) al grado 7, il massimo grado della scala, prima raggiunto solo dal disastro di Cernobyl.
Oltre 150 mila persone furono costrette ad abbandonare le loro case per sfuggire alla contaminazione radioattiva. Di queste, 120 mila persone non hanno ancora fatto ritorno a casa e il processo di decontaminazione sembra non aver fine.
Residui radioattivi si trovano ora in 54 mila diversi siti all’interno della Prefettura di Fukushima, inclusi parcheggi e parchi pubblici. Le stime ufficiali parlano di una quantità di rifiuti atomici che va dai 15 ai 28 milioni di metri cubi.
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