Regioni: sulle trivelle dieci regioni depositano sei quesiti referendari in Cassazione

Erano stati ampiamente preannunciati e, alla fine, i referendum promossi dalle Regioni per bloccare le trivellazioni per la ricerca di idrocarburi in mare sono arrivati alla ”meta”. I sei quesiti chiedono l’abrogazione di un articolo del decreto “Sblocca Italia” e di cinque articoli del decreto Sviluppo.

I rappresentanti dei Consigli regionali di dieci Regioni – Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Abruzzo, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise – hanno depositato in Cassazione sei quesiti referendari contro le trivellazioni entro le 12 miglia e sul territorio.

L’iniziativa aveva ricevuto, in una serie di eventi pubblici, anche l’avallo di alcuni Presidenti delle regioni anche se non erano mancati i distinguo e le precisazioni.
In particolare più di un Presidente aveva sottolineato il “carattere istituzionale” dell’iniziativa, escludendo ogni polemica con l’esecutivo ed anzi augurandosi possibili sviluppi nel dialogo con il governo.
I sei quesiti chiedono l’abrogazione di un articolo del decreto “Sblocca Italia” e di cinque articoli del decreto Sviluppo.
Il primo riguarda l’articolo 35 del decreto sviluppo. Altri cinque vertono sul procedimento introdotto dal decreto “Sblocca Italia”, dei quali tre sull’articolo 38, uno sul decreto Semplificazioni del 2012 ed uno sulla legge numero 239 del 2004, che al decreto Sblocca Italia comunque si ricollega, in tema di attività estrattive di idrocarburi ed energetiche.
La Corte di Cassazione dovrà esprimersi entro il 10 febbraio. Su cinque articoli oggetto dei quesiti referendari presentati in Cassazione dai dieci Consigli regionali, è attesa anche la decisione della Consulta che si pronuncerà da gennaio ad aprile sulla questione trivellazioni.

“Chiediamo che non ci siano trivellazioni entro le 12 miglia e che siano ripristinati i poteri delle Regioni e degli enti locali mettendo inoltre i cittadini al riparo dalla limitazione del loro diritto di proprietà perché, ad esempio, un articolo dello ‘Sblocca Italia’ prevede che per 12 anni sia concesso il permesso di ricerca sui terreni privati alle società estrattrici”. A sottolinearlo è il presidente della Basilicata, Pino Lacorazza, presentando proprio i quesiti antitrivelle in Cassazione.

“La Sardegna prova a riaffermare un principio: il diritto a esprimersi su progetti di grande impatto ambientale, che interessano i territori e le popolazioni sarde, confermando il ruolo delle regioni e dei suoi rappresentanti eletti”: questa l’opinione del presidente del Consiglio regionale della Sardegna, Gianfranco Ganau.

Per il presidente del Consiglio regionale della Puglia, Mario Loizzo, “ci sono le condizioni per aprire un confronto nazionale su questo tema cosi’ sentito dai territori. Non è una sfida al Governo centrale, ma una mano tesa a collaborare per difendere la bellezza, l’ambiente, l’attrattività turistica delle coste dell’Adriatico e dello Ionio, l’economia marinara, la pesca.”

A rappresentare i consiglieri della Regione Campania erano presenti il capogruppo di Campania Libera – PSI – Verdi Francesco Emilio Borrelli e la consigliera Ciaramella del PD.
“La Campania – spiega Borrelli – è la regione più grande che promuove il referendum e lo fa con un voto unanime del Consiglio. Siamo convinti che alla fine prevarrà il buon senso e ci sarà una marcia indietro sulle trivellazioni prima del referendum che a nostro avviso avrebbe lo stesso effetto di quello sul nucleare e l’acqua pubblica”.

Andrea Biancani (Pd) e Sandro Bisonni (M5s), rispettivamente presidente e vice presidente della Commissione Ambiente, hanno presentato per conto della Regione Marche i sei quesiti referendari.
“I referendum – ha detto Biancani – hanno come primo obiettivo quello di tutelare gli interessi delle Regioni che devono essere parte attiva nelle decisioni che riguardano il loro territorio e i cittadini che lo vivono. L’auspicio è quello che il Governo torni sui suoi passi e voglia riconoscere alle Regioni il loro ruolo e i motivi per cui sono nate: un presidio dello Stato più vicino ai territori”.

Fonte: Regioni

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