I cittadini saranno chiamati a esprimersi per evitare che i permessi già accordati entro le 12 miglia possano proseguire oltre la loro naturale scadenza, per tutta la “durata della vita utile del giacimento”; e per ribadire che i procedimenti ancora in corso (tutti quei progetti che attendono ancora un “si” definitivo) devono ritenersi definitivamente chiusi, anziché solo sospesi.
Gli emendamenti alla legge di Stabilità dello scorso dicembre, che hanno segnato comunque un dietro front radicale (e positivo) del Governo, non risolvono dunque del tutto il conflitto sollevato dalle Regioni contro la strategia fossile del governo Renzi.
Greenpeace fa notare come la volontà del Governo di tutelare gli interessi dei petrolieri abbia creato un conflitto istituzionale senza precedenti nel Paese, promuovendo forzature inaccettabili, come la classificazione delle trivellazioni come “opere strategiche” (dunque imposte a forza ai territori) e la creazione di servitù potenzialmente senza limiti di tempo, con concessioni prorogabili ad oltranza.
La battaglia di Greenpeace punterà al referendum e oltre, per difendere una volta per tutte i mari italiani con il rigetto immediato e definitivo di tutti i procedimenti ancora pendenti nell’area di interdizione delle 12 miglia dalla costa (a cominciare da Ombrina) e una moratoria di tutte le attività di trivellazione.