Vytenis Andriukaitis, commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare, ha affermato: “Ogni anno nell’UE le infezioni causate da batteri antimicrobico-resistenti causano circa 25 000 decessi, e la minaccia non è confinata alla sola Europa. Si tratta di un problema mondiale che richiede una soluzione mondiale”.
“L’UE è da tempo all’avanguardia nella lotta contro la resistenza agli antimicrobici ed è capofila nel settore. Unendo le competenze in materia di salute umana e animale, le nostre agenzie EFSA ed ECDC stanno mettendo assieme molte tessere di questo complesso mosaico, offrendo ai responsabili politici di tutto il mondo preziosa consulenza scientifica”.
Oltre a elevati livelli di resistenza in tutta Europa, la relazione ha riscontrato notevoli differenze tra una zona e l’altra. I livelli più elevati di resistenza agli antimicrobici (AMR in breve) sono stati rilevati nell’Europa orientale e meridionale.
Il rapporto, pubblicato congiuntamente da EFSA ed ECDC, presenta i risultati dell’analisi dei dati trasmessi dagli Stati membri relativi al 2014.
Alcune modifiche introdotte di recente nelle modalità con cui l’AMR è monitorata negli animali da produzione alimentare e nei cibi si traducono ora in dati più precisi, molto più facili da confrontare tra gli Stati membri e tra i vari settori, e in un allargamento dell’ambito del monitoraggio: da quest’anno il rapporto include informazioni sulla resistenza alla colistina nella Salmonella e nell’E.coli presente nel pollame dell’UE; e include anche informazioni sulla presenza di ceppi di Salmonella ed E. coli che producono beta-lattamasi a spettro esteso (ESBL) e/o carbapenemasi, enzimi che conferiscono resistenza, rispettivamente, alle cefalosporine e agli antibiotici carbapenemici, antimicrobici di terza generazione e di importanza primaria. Nel 2014 il monitoraggio dei batteri resistenti in animali e alimenti si è concentrato su polli da carne, galline ovaiole e tacchini da ingrasso. Il prossimo anno il rapporto riguarderà suini e bovini.