Due sono le ragioni che hanno reso la CSW60 una sessione di portata storica. Innanzitutto, è la prima che si è svolta dopo l’approvazione dell’Agenda 2030 e la definizione dei nuovi Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile. La seconda ragione – ovviamente legata alla prima – è la straordinaria partecipazione, sia in termini numerici che di qualità dell’impegno, da parte delle rappresentanze governative (più di 80) così come delle tantissime organizzazioni non governative (oltre 540, con più di 4.100 rappresentanti). Accanto all’incontro di alto livello, si sono svolti oltre 200 eventi collaterali organizzati congiuntamente dagli stati membri e dall’ONU, e circa 450 eventi paralleli organizzati dalle ONG.
Particolarmente significativa è stata la partecipazione dell’Italia, che ha contribuito alla discussione su temi cruciali come le mutilazioni genitali femminili, i matrimoni forzati, donne e droghe, migrazioni, occupazione e imprese femminili, violenza di genere. Il sottosegretario agli esteri Benedetto Della Vedova, capo della delegazione italiana insieme a Emma Bonino, ha sintetizzato con grande efficacia il cruciale passaggio storico che oggi sta vivendo il pianeta affermando che occorre “passare dalla cultura della vittimizzazione alla cultura dell’empowerment”.
Le undici intense giornate della CSW60 sono state dunque un’importante occasione di discussione e di confronto di alto livello, di condivisione di idee e di pratiche, di verifica del lavoro svolto e di proposte per il futuro. Quest’ultimo punto, il più importante nella prospettiva dell’empowerment e della parità di genere, è racchiuso nelle conclusioni concordate votate nel corso della seduta finale.
Le conclusioni della CSW60 ruotano intorno a un’urgenza fondamentale, quella di integrare con una prospettiva di genere l’attuazione dell’Agenda 2030 e il raggiungimento degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile. La Commissione, riconoscendo il ruolo fondamentale delle donne come agenti di sviluppo, ha infatti affermato che gli Obiettivi al centro dell’Agenda 2030 non saranno raggiungibili senza uguaglianza di genere e senza empowerment delle donne e delle ragazze.
Phumzile Mlambo-Ngcuka, direttrice esecutiva di UN Women, ha commentato: “Le nazioni hanno dato alla disuguaglianza di genere una data di scadenza: il 2030. Ora è il momento di mettersi al lavoro. Queste conclusioni concordate consolidano e avviano l’attuazione dell’Agenda 2030 in una prospettiva di genere, grazie alla quale abbiamo le migliori possibilità di non lasciare indietro nessuno”.