Sono decine di migliaia le vittime del disastro nucleare più grave della storia accaduto trent’anni fa a Cernobyl e sono oltre 5 milioni le persone che attualmente abitano nelle zone contaminate coinvolte.
Trent’anni fa, il 26 aprile del 1986, il reattore n. 4 della centrale nucleare di Chernobyl esplose durante un test. Fu il più grande incidente mai verificatosi in una centrale nucleare, classificato come catastrofico con il livello 7 e massimo della scala INES dell’IAEA, insieme a quello avvenuto nella centrale di Fukushima Dai-ichi dopo il terremoto e lo tsunami del 2011, ma dieci volte più grave. Nell’area vivevano 8 milioni di persone, di cui 2 milioni di bambini. Molti non vennero subito a conoscenza di quanto accaduto.
Adesso è quasi pronto il nuovo sarcofago che racchiuderà le rovine della centrale nucleare di Chernobyl: le scorie radioattive da confinare sono circa 440mila metri cubi. La nuova tomba (New safe confinement- Nsc) sarà alta 100 metri, lunga 162, larga 257 e verrà piazzata l’anno prossimo sopra la struttura esistente, durerà 100 anni.
A Chernobyl lavorano ancora circa 6000 persone, tutte dotate di misuratore di radiazioni. La giornata lavorativa è misurata non in ore ma in quantità di radiazioni prese. Gli operai vivono a Slavutych, città nata proprio per accoglierli. Guadagnano 305 dollari al mese, circa 80 in più del reddito medio in Ucraina.
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