“Giornata per i diritti umani” e femminicidio

Pubblicato il 25 novembre 2017 il dossier del Senato della Repubblica “Femminicidio. Stalking, malamore, maltrattamenti e altre violenze di genere: i primi dati della Commissione parlamentare d’inchiesta”.

La Giornata internazionale contro la violenza sulle donne del 25 novembre avvia la Campagna ONU “SayNO – UNiTE to End Violence Against Women” che si conclude il 10 dicembre 2017 con la Giornata per i diritti umani. Il “ponte” tra le due date vuole proprio sottolineare il fatto che la violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani.

Diffuso, in questa occasione, il dossier con i primi dati elaborati in modo sistematico dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio e forniti durante le audizioni, soprattutto da Istat, Ministero dell’Interno e Forze dell’Ordine.

Dai dati emerge che 6 milioni e 788 mila donne tra i 16 e i 70 anni, quasi una su tre (31,5%) riferiscono di aver subito una qualche forma di violenza fisica o sessuale, dallo strattonamento o molestia fino allo stupro e che gli autori delle violenze più gravi sono prevalentemente i partner attuali o gli ex: 2 milioni e 800 mila donne ne sono state vittime.

Nel dossier si indica anche come il 10% delle donne dichiari di aver subito una qualche forma di violenza sessuale prima dei 16 anni.

Ma sono le donne straniere a denunciare di più: il 17% contro l’11% delle italiane e a richiedere l’aiuto dei centri antiviolenza.

Il maggior numero di vittime – una su tre – ha più di 64 anni. Il 19% delle donne assassinate ha tra i 35 e 44 anni, il 18% è tra i 45 e i 54. In rapporto alla popolazione femminile residente, il maggior numero di omicidi avviene in Umbria (7,8%), in Calabria (6,8%) e in Campania (6,5%).

In termini assoluti, secondo il Rapporto di EURES (Istituto Ricerche Economiche e Sociali) che registra 11 donne uccise nei primi 10 mesi del 2017, il numero più alto di femminicidi è avvenuto in Lombardia, seguita da Veneto, Campania ed Emilia-Romagna. Nel Rapporto si evidenzia che il 76,7% dei femminicidi è maturato in un contesto familiare e affettivo con una forte connotazione negativa data da possesso, gelosia, isolamento e disagio. Il numero dei femminicidi in Italia tra il 2015 e il 2016 è passato da 142 a 150 (+5,6%). L’aumento del fenomeno è avvenuto soprattutto nelle regioni del Nord e del Centro.

Nel 2016 è il Nord ad essere l’area più interessata con 78 femminicidi (il 52%) e un incremento del 30% rispetto alle 60 vittime del 2015. Sono in aumento anche i casi al Centro (+30%), dove le vittime sono passate da 20 a 26 (il 17,3%). Sono invece in forte calo i casi al Sud, che sono scesi da 62 a 46 (-25,8%), diminuendo anche la relativa incidenza sul dato nazionale (dal 43,7% del 2015 al 30,7%). Al Nord, dunque, si registra il rischio maggiore, con un indice pari a 5,5 femminicidi ogni milione di donne residenti, a fronte di 4,3 al Sud e di 4,2 al Centro (4,8 complessivamente in Italia).

In Lombardia si sono registrate 25 vittime nel 2016, contro i 17 casi del Veneto, regione che fa segnare un forte aumento rispetto ai 7 del 2015. Segue poi la Campania (nonostante un calo dei casi, passati 31 a 16), e quarta l’Emilia-Romagna (13).

Dal 2000 al 2016 la quasi totalità degli autori di femminicidio è un uomo (91,9%) e nello stesso periodo sono da aggiungere 184 prostitute uccise. Oltre un quarto delle donne uccise in Italia nel 2016 (38 vittime, pari al 25,3%) risulta di nazionalità non italiana, con un incremento del 40,7%. L’aumento dei casi complessivamente registrato nel 2016 (+5,6%), è quindi attribuibile alla sola componente straniera, mentre diminuiscono leggermente i femminicidi di donne italiane (da 115 a 112, pari a -2,6%). L’8% di femminicidi con vittime italiane è stato commesso da stranieri, il 92% da italiani.

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