“L’indagine si compone di un questionario online rivolto ai dipendenti pubblici che negli ultimi quattro anni hanno optato per il lavoro a distanza e di una breve intervista telefonica ai direttori del personale, per conoscere le modalità organizzative adottate e le finalità con cui hanno introdotto telelavoro e smart working”, spiega Marina Penna dell’Unità Studi, Valutazioni e Analisi di ENEA.
Fino ad ora l’indagine ha raggiunto oltre 3.500 tra telelavoratori e smart worker dipendenti di amministrazioni pubbliche prevalentemente del Nord e del Centro, tra le quali il Comune di Genova e la Regione Liguria, che hanno gestito le difficoltà di spostamento dei lavoratori dopo il crollo del ponte Morandi ricorrendo anche al lavoro a distanza.
“Ora il nostro obiettivo è coinvolgere nell’indagine le pubbliche amministrazioni del Sud e delle Isole, dove è meno diffuso il ricorso al lavoro a distanza, anche se non mancano casi di enti che hanno avviato iniziative originali e interessanti. Inoltre, alle amministrazioni che aderiranno all’indagine forniremo una stima dei chilometri, dei consumi e delle emissioni evitate grazie al telelavoro e allo smart working, utili a considerare e a valutare il proprio contributo per la riduzione dell’impatto sull’ambiente”, sottolinea Bruna Felici dell’Unità Studi, Valutazioni e Analisi di ENEA.
Ogni giorno circa 19 milioni di persone si spostano per raggiungere il posto di lavoro e gran parte di questi trasferimenti sono effettuati con mezzi privati. Ridurre la necessità di spostarsi quotidianamente per lunghi tratti sarebbe una valida pratica per contribuire, in breve tempo, a contrastare l’inquinamento delle città; inquinamento per cui l’Italia è stata recentemente deferita alla Corte di Giustizia europea per il ripetuto mancato rispetto dei valori limite del biossido di azoto (NO2), come era già successo in passato per il PM10.
“Basterebbe anche un solo giorno a settimana di smart working per i tre quarti dei lavoratori pubblici e privati che utilizzano l’automobile per ridurre del 20% il numero di km percorsi in un anno. In questo modo si otterrebbe un risparmio di circa 950 tonnellate di combustibile, oltre a una riduzione di oltre 2,8 milioni di tonnellate di CO2, di 550 tonnellate di polveri sottili e di 8mila tonnellate di ossidi di azoto, con un significativo impatto positivo sulla salute della popolazione”, conclude Marina Penna.