La provincia di Brescia è caratterizzata da un’elevata industrializzazione – con spiccata vocazione per la siderurgia – ma non ha avuto un vero e proprio polo produttivo di manufatti a base di amianto, fatta eccezione per un’azienda del cemento-amianto ed una di produzione di materiali d’ attrito. Patologie asbesto-correlate erano prevedibili ab origine tra i lavoratori di queste due aziende e non molto di più. Ma da una “ricerca attiva” della patologia sentinella dell’esposizione ad amianto, vale a dire il mesotelioma maligno, avviata circa 30 anni or sono, è emersa un’insospettata e rilevante diffusione dell’esposizione professionale ad amianto in svariati contesti lavorativi “non classici”. Spesso la pregressa esposizione ad amianto è stata svelata proprio e soltanto grazie all’accurata rilevazione del mesotelioma maligno.
Il libro ricostruisce le tappe di questo percorso conoscitivo cercando anche di rispondere a un “disturbante” quesito di fondo: le morti da amianto causate da mesoteliomi, carcinomi polmonari e altre neoplasie amianto-correlate erano evitabili? Se sì, in quale misura e sotto quali condizioni? Il testo non si rivolge solo agli addetti ai lavori ma anche a tutti quanti vogliano conoscere a fondo questa vicenda, con ricadute che certamente si estendono molto al di fuori del mero ambito locale ma che riguardano, per varietà di contenuti, tutto il paese.
L’esigenza di giustizia per le vittime e le difficoltà nell’ottenerla sono poi oggetto di una riflessione critica su tanti scenari processuali (non solo italiani) nei quali il rigore scientifico spesso sembra perdere significato, già a partire dalla negazione della diagnosi di malattia (particolarmente per il caso dei mesoteliomi), proseguendo poi con la negazione dell’esposizione ad amianto, la sminuizione della sua rilevanza patogenetica, la negazione del nesso tra singoli scenari e periodi di esposizione e causazione del danno.
Questo libro offre molte informazioni e molte riflessioni per capire, riflettere, discutere: ancora oggi.