La versione aggiornata della nota include informazioni sugli effetti della pandemia a livello settoriale e per gruppi di regioni.
Secondo la nuova pubblicazione, sono circa 1,25 miliardi i lavoratori impiegati nei settori identificati come ad alto rischio di incremento “drastico e devastante” dei licenziamenti e delle riduzioni dei salari e dell’orario di lavoro. Molti lavoratori svolgono lavori poco retribuiti e poco qualificati, dove un’improvvisa perdita di reddito può rilevarsi devastante.
Come emerge dall’analisi, a livello regionale, la percentuale di lavoratori nei questi settori “a rischio” varia a seconda delle regioni, passando dal 26,4 in Africa al 43.2 per cento nelle Americhe. In Africa, i livelli più elevati di informalità che, combinati alla mancanza di protezione sociale, all’alta densità della popolazione e alle scarse capacità, pongono i governi di fronte a gravi problemi sanitari ed economici.
In tutto il mondo, due miliardi di persone che lavorano nel settore informale (principalmente nelle economie emergenti e in via di sviluppo) sono particolarmente a rischio.
Come emerge dall’analisi, è necessario adottare misure integrate e su larga scala che siano incentrate su quattro pilastri: sostenere le imprese, l’occupazione e il reddito; stimolare l’economia e l’occupazione; proteggere i lavoratori; e instaurare un dialogo sociale tra governi, i datori di lavoro e i lavoratori al fine di trovare soluzioni a questa crisi.
“Questo è il più grande test per la cooperazione multilaterale in oltre 75 anni”, ha affermato Guy Ryder, Direttore Generale dell’OIL. “Se un paese fallisce, allora falliamo tutti. Dobbiamo trovare soluzioni a livello globale che aiutino tutti i segmenti della nostra società, in particolare quelli che sono maggiormente vulnerabili o meno in grado di aiutare sé stessi”.
“Le scelte che facciamo oggi influenzeranno direttamente il modo in cui questa crisi si svilupperà e la vita di miliardi di persone”, ha aggiunto Ryder. “Adottando misure efficaci possiamo limitare l’impatto di questa crisi e attenuare le cicatrici che questa lascerà. Dobbiamo mirare a ricostruire al meglio in modo che i nostri nuovi sistemi siano più sicuri, più equi e più sostenibili di quelli che hanno permesso il verificarsi di questa crisi”.