Un suo nuovo studio è andato ad esaminare i dati provenienti da 11.000 stazioni di monitoraggio dell’aria in 212 Paesi del mondo ed ha analizzato l’accesso e la messa disposizione da parte dei Governi. La valutazione di OpenAQ parte dalla consapevolezza che le informazioni di questo tipo sono fondamentali per progettare, implementare, applicare e valutare l’efficacia delle politiche di controllo dell’inquinamento, ma anche per prevedere come l’inquinamento cambierà nello spazio e nel tempo e per migliorare la comprensione dell’impatto sulla nostra salute e sull’economia.
Insomma dati accessibili sono fondamentali per consentire alla società di migliorare la propria aria e quindi la propria salute. Questo rapporto ci mostra che l’attuale panorama dei dati sulla qualità dell’aria è inadeguato ed esiste una notevole variabilità nel modo in cui questi dati vengono condivisi e nella loro conseguente capacità di essere utilizzati:
– solo la metà dei Governi del mondo produce in qualche modo dati sulla qualità dell’aria e la restante metà rappresenta una popolazione totale di 1,4 miliardi di persone
– solo 4 Governi su 10 condividono i dati in tempo reale, anche se in una forma non completamente aperta;
– 30 sono i Governi che, pur aprendo i dati, non lo fanno in modo trasparente, mettendoli cioè a disposizione non in formato grezzo;
– i Paesi più problematici sono Etiopia, Kenya, Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Tanzania e Pakistan, dove il livello di inquinamento atmosferico è tra l’altro molto alto.