Un numero monografico della Rivista Federarchitetti riporta gli atti della manifestazione promosso annualmente da Federarchitetti, con il patrocinio dell’INAIL e di altre istituzioni, in occasione della Giornata nazionale per la sicurezza nei cantieri giunta quest’anno alla XI edizione.
Gestione e coinvolgimento dei lavoratori, maggiore diffusione della cultura della salute e della sicurezza lavorativa a scuola e nelle università, qualificazione delle imprese, responsabilità civile e penale dei datori di lavoro nell’emergenza sanitaria. Sono alcuni dei temi affrontati negli interventi dei partecipanti alla XI edizione della Giornata nazionale per la sicurezza nei cantieri, organizzata il 26 marzo scorso da Federarchitetti con l’adesione della Presidenza della Repubblica e il patrocinio di altre istituzioni ed enti pubblici fra cui l’INAIL.
“L’obiettivo della riduzione degli infortuni e i morti sul lavoro spinge Federarchitetti – scrive in apertura il presidente, Nazzareno Iarrusso – ad organizzare ogni anno una Giornata nazionale sul tema della sicurezza nei cantieri, convinti della necessità di un’evoluzione culturale in grado di impegnare non solo i soggetti direttamente coinvolti come i committenti, le imprese, i lavoratori e i tecnici, ma l’intera società civile, al fine di sensibilizzare le coscienze e adottare tutte le misure e gli accorgimenti atti a garantire l’incolumità del lavoratore nello svolgimento delle sue attività”. Il settore delle costruzioni – prosegue Iarrusso – “rappresenta il comparto particolarmente delicato in materia di infortuni sul lavoro per la complessità delle lavorazioni che comportano maggiori rischi e il verificarsi degli incidenti con maggior frequenza”.
Un argomento richiamato nel suo intervento anche dal presidente dell’INAIL, Franco Bettoni. “Molti lavoratori edili – rileva il presidente – risultano ancora oggi esposti ad amianto oltre che ad alti livelli di rumore e vibrazioni a causa dell’utilizzo di macchinari, tra cui i martelli pneumatici; i carpentieri hanno un rischio abbastanza elevato di sviluppare un tumore delle cavità nasali come risultato dell’esposizione a polveri di legno; le polveri generate dal taglio e dalla lavorazione di prodotti contenenti silice cristallina, come ad esempio la sabbia, sono in grado di sviluppare silicosi e gravi patologie respiratorie”.
La responsabilità civile e penale del datore di lavoro nella crisi sanitaria da Coronavirus è il fulcro del contributo del consigliere d’amministrazione dell’INAIL, Cesare Damiano, elaborato in collaborazione con Maria Giovannone, avvocato giuslavorista e consulente in salute e sicurezza su lavoro. Un tema molto dibattuto, su cui l’INAIL è intervenuto con la circolare n. 22 del 20 maggio 2020 sostenendo che il riconoscimento del diritto alle prestazioni erogate dall’ente nei casi di infortunio da COVID-19 non rilevasse ai fini dell’accusa penale del datore di lavoro. Dopo aver analizzato le implicazioni civilistiche e penalistiche e gli orientamenti dottrinali e giurisprudenziali, per gli autori “l’emergenza pandemica ricorda che il bilanciamento tra i valori in gioco non è semplice e che il margine di errore operativo è alto, ancor più quello di incongruenze giuridiche che si annidano nell’affastellamento di norme o strumenti para-normativi emergenziali, difficilmente coordinabili con l’ordinamento generale”. Da qui la richiesta di un “sistema chiaro di prevenzione e di governance del rischio, con tecniche regolatorie nuove, in grado di consentire all’imprenditore, insieme alle istituzioni e con il coinvolgimento dei lavoratori, di delimitare i confini della sua responsabilità, in una logica preventiva e non meramente sanzionatoria”.
Fonte: INAIL