La campagna “C’è puzza di gas. Per il futuro del pianeta non tapparti il naso” di Legambiente ha come obiettivo l’azzeramento delle emissioni dirette di metano in atmosfera: un gas fossile con un effetto climalterante fino a 86 volte più potente di quello della CO2 e tra i principali responsabili della crisi climatica.
Nella lotta alla crisi climatica, l’Italia deve fare i conti anche con il problema delle dispersioni di metano in atmosfera da impianti che trattano fonti fossili. Una questione su cui il Paese deve intervenire al più presto, a partire dal settore energetico, dotandosi anche di una normativa stringente per rendere monitoraggi e controlli obbligatori negli impianti. A parlar chiaro i dati di bilancio finale della campagna “C’è puzza di gas. Per il futuro del pianeta non tapparti il naso”, realizzata da Legambiente e che, grazie al supporto di Clean Air Task Force, ha monitorato e documentato le dispersioni di metano di alcuni impianti energetici della Penisola. In particolare, in Italia su 16 impianti monitorati nel 2022 e nel 2023, tra Sicilia, Campania e Basilicata e legati prevalentemente al trasporto di gas come gasdotti, centrali di compressione, impianti di regolazione e misura di gas, pozzi e centrali di trattamento e raccolta di idrocarburi, sono stati rilevati grazie all’utilizzo di una termocamera a infrarossi “FLIR GF320” circa 150 punti di dispersioni diretti. Di questi 128 hanno a che fare con perdite, ovvero emissioni di gas fossile da bulloni, giunture, manometri, valvole, tubature e altre componenti, a testimonianza della necessità di aumentare i monitoraggi, le verifiche e gli interventi. Sono 26, in totale, invece i casi di venting (ossia di rilascio volontario di metano direttamente in atmosfera). In questo viaggio lungo la Penisola, tra gli “osservati speciali” monitorati da Legambiente il gasdotto Greenstream, in Sicilia, che collega la Libia all’Italia e la centrale di compressione di Melizzano, in Campania in provincia di Benevento, che rappresenta un’infrastruttura strategica per il Paese visto che attraverso di essa passa buona parte del gas importato dal sud Italia e spinto verso nord. In entrambi gli impianti sono state registrate perdite di metano.
Un quadro preoccupante quello tracciato dalla campagna “C’è puzza di gas” che ha portato alla luce numerose criticità, a partire da uno stato generale delle infrastrutture caratterizzate da scarsa manutenzione, da un massiccio utilizzo di pratiche di venting e la mancanza di dati pubblici. Senza contare che il metano ha impatti sull’ambiente e sul clima. Se immesso direttamente in atmosfera può avere infatti un effetto fino a 86 volte più climalterante dell’anidride carbonica per i primi 20 anni. Si stima che a livello globale nel 2021 siano stati emessi in atmosfera ben 126 miliardi di metri cubi di gas solamente dal settore oil and gas, un enorme spreco di risorse oltre ad una minaccia per il clima. Un dato che va affiancato dalle attività di flaring, ovvero combustione in torcia, attraverso le quali nel 2021 sono stati sprecati 144 miliardi di metri cubi di gas (IEA, 2023). Per questo Legambiente rilancia un appello al Governo affinché si definisca e si adotti una normativa stringente che preveda monitoraggi e comunicazione (MRV), ma anche interventi di rilevamento e riparazione delle perdite di metano (LDAR). In questa direzione, ad esempio, introdurre l’obbligo mensile di condurre attività di rilevamento e riparazione, secondo lo US EPA, garantirebbe una riduzione delle emissioni del 90%. Dell’80% con una frequenza trimestrale, del 67% semestrale. Allo stesso tempo Legambiente chiede anche all’esecutivo un’inversione di rotta per un graduale abbandono delle fonti fossili.
Partita a luglio 2022, la campagna ha fatto tappa nel corso del 2022 in otto regioni: Sardegna, Sicilia, Basilicata, Campania, Toscana, Emilia- Romagna, Abruzzo attraverso flash mob, conferenze stampa, dibattiti e presidi sono stati accesi I riflettori su infrastrutture legate all’intera filiera del gas. Duplice l’obiettivo: da un lato informare e sensibilizzare territori e cittadini sul tema delle dispersioni di metano in atmosfera, dall’altra parte fare pressing sul mondo politico affinché l’Italia e l’Europa approvino regolamenti e norme finalizzati a ridurre nel tempo, fino ad azzerare, le emissioni dirette di gas metano in atmosfera.
C’è puzza di gas. Per il futuro del pianeta non tapparti il naso
SOMMARIO
Premessa
1. Italia hub del gas
2. Le emissioni dirette di metano dal settore energia
2.1 Perchè parlare di metano?
2.2 Dove si verificano le emissioni di metano nel settore energetico
2.3. Quantificare le emissioni
3. Monitorare le emissioni di metano
3.1. C’è puzza di gas, la campagna di Legambiente
3.2. I monitoraggi
3.3. Sicilia
3.4. Basilicata
3.5. Campania
3.6. La centrale di compressione di melizzano
4. Ambiti di intervento e proposte
4.1. Monitoraggio e comunicazione (mrv)
4.2. Rilevamento e riparazione perdite (ldar)
4.3. Vietare venting e flaring
4.4. Introdurre degli standard sulle importazioni
4.5. Miniere e pozzi abbandonati
4.6. Cosa si muove a livello globale?
4.7. Il regolameno europeo sulla riduzione delle emissioni di metano nel settore dell’energia
Fonti
Fonte: Legambiente
Vai al report “C’è puzza di gas. Per il futuro del pianeta non tapparti il naso”…