I cambiamenti climatici e la loro influenza sulla mortalità in Italia

Il rapporto ISTAT “Indicatori demografici 2022” che dedica alcuni approfondimenti sulla speranza di vita alla nascita e sulla mortalità, rileva che aumentano in Italia le morti correlate ai cambiamenti climatici.

 

Il rapporto ISTAT “Indicatori demografici 2022” rileva che in Italia, con una popolazione sempre più anziana, aumentano le morti strettamente connesse con i cambiamenti climatici.

Nel 2022 i decessi in Italia sono 713mila, con un tasso di mortalità pari al 12,1%. Rispetto all’anno precedente il numero dei morti è superiore di 12mila unità, ma inferiore di 27mila rispetto al 2020, anno di massima mortalità per via della pandemia.
Il numero più alto dei decessi si è avuto in concomitanza dei mesi più rigidi, gennaio e dicembre, e nei mesi più caldi, luglio e agosto. In questi soli quattro mesi si sono osservati 265mila decessi, quasi il 40% del totale, dovuti soprattutto alle condizioni climatiche avverse che hanno penalizzato nella maggior parte dei casi la popolazione più anziana e fragile, composta principalmente da donne.
Oltre 606mila deceduti, l’85% del totale, hanno un’età maggiore o pari ai 70 anni, percentuale che nelle donne aumenta fino all’89,2% mentre per gli uomini si ferma all’80,3%. Analizzando i quattro mesi con le condizioni climatiche più avverse, queste percentuali aumentano all’80,7% per gli uomini e quasi al 90% per le donne, proprio a sottolineare come questa mortalità più elevata abbia coinvolto soprattutto la popolazione più anziana.

Situazioni analoghe si erano già verificate in passato, quando l’eccesso di mortalità rispetto all’anno precedente era dovuto all’elevato numero di decessi dei mesi estivi e invernali. Negli anni 2003, 2015 e 2017 si erano registrati degli incrementi dei decessi rispetto all’anno precedente rispettivamente del 5,2%, 8,2% e 5,5% e anche in questi anni la quota per i mesi di gennaio, luglio, agosto e dicembre era risultata significativa, portandosi sopra il 35%.
Se si esclude il 2020, contraddistinto dall’impatto pandemico, è opportuno rilevare che delle quattro annualità sin qui riconosciute come caratterizzate da livelli di mortalità superiori all’atteso ben tre (2015, 2017, 2022) siano concentrate nell’arco di soli otto anni, mentre una soltanto (2003) risalga a venti anni fa. Un segnale, apparentemente inequivocabile, di quanto i cambiamenti climatici stiano assumendo rilevanza crescente anche sul piano della sopravvivenza, nel contesto di un Paese a forte invecchiamento.

Il 47% dei decessi si registra nel Nord, con un valore pari a 333mila. Al Centro i decessi sono 144mila (20%) e nel Mezzogiorno 237mila (33%). È però il Centro la ripartizione con il tasso di mortalità più elevato (12,3%), segue il Nord (12,2%). Il Mezzogiorno, invece, con un tasso dell’11,9‰, registra una mortalità al di sotto della media nazionale, motivata dal fatto di presentare una struttura della popolazione relativamente meno invecchiata e pertanto meno soggetta ai fattori di rischio.
A livello regionale la Liguria (15,9%) e il Molise (14,7%) sono le regioni con il tasso di mortalità più alto, mentre il Trentino-Alto Adige (9,9%) e la Campania (10,9%) quelle con il tasso più basso. Le prime sono, infatti, quelle con una struttura della popolazione più anziana, le ultime invece quelle con la struttura più giovane del Paese.

INDICATORI DEMOGRAFICI – ANNO 2022
Ancora in calo la popolazione residente
Speranza di vita in crescita per gli uomini ma stabile per le donne
Picco dei decessi nei mesi più caldi e freddi
Nel 2022 toccato il minimo delle nascite
In Trentino-Alto Adige la fecondità più alta
Movimenti migratori in aumento, il Nord la destinazione più attrattiva
Un individuo su quattro ha almeno 65 anni
Glossario
Nota metodologica
Note

Fonte: ISTAT

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