L’annuale studio “Rifiuti urbani, fabbisogni impiantistici attuali e al 2035”, pubblicato da Utilitalia, è giunto alla VI edizione. Lo studio, basato sul Rapporto ISPRA 2024 sui dati del 2023, evidenzia come in Italia gli impianti di trattamento dei rifiuti urbani siano numericamente insufficienti e mal dislocati sul territorio per poter permettere di rispettare gli obiettivi europei al 2035.
Lo studio “Rifiuti urbani, fabbisogni impiantistici attuali e al 2035” pubblicato il 4 novembre 2025 da Utilitalia, su dati ISPRA, evidenzia come in Italia continuino a viaggiare ogni anno 3,8 milioni di tonnellate di rifiuti, in aumento rispetto alla precedente rilevazione, confermando la necessità di nuovi impianti per il trattamento dell’organico e per il recupero energetico delle frazioni non riciclabili, al fine di rispettare gli obiettivi europei al 2035 e annullare l’export di rifiuti tra le aree del Paese. Gli attuali impianti di trattamento dei rifiuti urbani in Italia, numericamente insufficienti e mal dislocati sul territorio, costringono a continui viaggi dei rifiuti tra le regioni, e talvolta anche all’estero, oltre che a ricorrere in maniera ancora eccessiva allo smaltimento in discarica.
Negli ultimi anni, anche grazie alla spinta del PNRR, si sta assistendo ad un’inversione di tendenza soprattutto sul fronte degli impianti di digestione anaerobica per il trattamento dei rifiuti organici; ma serve un’ulteriore accelerata senza la quale sarà impossibile raggiungere i target Ue al 2035 che prevedono, sul totale dei rifiuti raccolti, il raggiungimento del 65% di riciclaggio effettivo e un utilizzo della discarica per una quota non superiore al 10%: al momento siamo ad un riciclaggio effettivo pari al 50,8% e ad un ricorso allo smaltimento in discarica pari al 16%.
Dallo studio giunto alla VI edizione, che si basa sui dati forniti dal Rapporto 2024 di ISPRA (dati 2023), si evince che nel 2023 in Italia sono state prodotte 29,051 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, un dato in aumento dello 0,7% rispetto all’anno precedente: a livello pro-capite parliamo di una media di 496,2 kg/abitante l’anno, con il Sud peninsulare che ha registrato la quota minima di 448,2 kg/abitante l’anno e il Centro quella massima (530,9 kg).
Circa 3,8 milioni di tonnellate di rifiuti sono state trattate in regioni diverse da quelle di produzione; il flusso ha viaggiato principalmente dal Centro-Sud verso il Nord. Il Nord ha importato circa 2,3 milioni di tonnellate dalle aree del Centro-Sud e già oggi, grazie ai propri impianti, riesce quasi a conseguire i target di conferimento in discarica (12,5%) e di riciclaggio (52,7%) previsti dall’Ue per il 2035 (già ampiamente superato in quelle regioni come Lombardia e Emilia-Romagna che, oltre a vantare risultati molto positivi nel riciclo, hanno dotazioni adeguate di impianti di termovalorizzazione). Il Centro, il Sud peninsulare e la Sicilia, al contrario, dato il basso ricorso al recupero energetico, mostrano performance ancora piuttosto lontane dagli obiettivi. Il Centro è stato costretto a esportare il 16% (1 milione di tonnellate) della propria produzione di rifiuti, nonostante avvii già in discarica una percentuale estremamente elevata, pari al 30%, ma non in grado di garantire tutta la richiesta. Il Sud ha invece esportato 1,64 milioni di tonnellate, che corrispondono al 27% della propria produzione di rifiuti, ma solo per la disponibilità elevata di discarica, ora utilizzata per un’alta percentuale, pari al 31,5%.
Con particolare riferimento ai rifiuti organici, nel 2023 sono state raccolte in modo differenziato circa 7,25 milioni di tonnellate, che rappresentano il 38,3% delle raccolte differenziate. Di queste, un quinto – 1,4 milioni di tonnellate – ha viaggiato dal Centro e dal Sud peninsulare verso gli impianti del Nord, mentre le restanti quantità (200 mila tonnellate) sono migrate all’interno delle stesse macroaree.
“Una corretta raccolta differenziata a monte” dichiara Luca Dal Fabbro, Presidente di Utilitalia “deve essere sostenuta da un adeguato numero di impianti di riciclo e di recupero energetico a valle, indispensabili per promuovere una gestione dei rifiuti in linea con gli obiettivi dell’economia circolare. Non è un caso che i territori che registrano le percentuali più alte di raccolta differenziata siano proprio quelli in cui è presente il maggior numero di impianti”.
Fonte: Utilitalia


