Accordo di Copenaghen sul clima: la posizione dell’Unione europea.

L’Unione europea stà puntando ad un patto ambizioso e di ampia portata per evitare che il surriscaldamento planetario raggiunga i livelli pericolosi prospettati dalla comunità scientifica. vale a dire un aumento della temperatura di oltre 2°C rispetto alla situazione preindustriale.

Nel dicembre 2007 sono stati avviati negoziati a livello internazionale per un accordo delle Nazioni Unite inteso ad affrontare i cambiamenti climatici nel periodo successivo al 2012, anno in cui giungeranno a termine le disposizioni del Protocollo di Kyoto.

I negoziati dovrebbero concludersi in occasione della Conferenza sul clima che si terrà a Copenaghen il 7-18 dicembre 2009. Ad oggi tre sessioni negoziali ufficiali si sono svolte a Bonn, in Germani. La penultima sessione preparatoria in vista della conferenza di Copenaghen si è tenuta a Bangkok dal 28 settembre al 9 ottobre e l’ultima si terrà a Barcellona dal 2 al 6 novembre.

In questa nota della Commissione europea vengono illustrati brevemente la posizione dell’Unione europea e lo stato di avanzamento dei negoziati.
Come si è detto, l’Unione europea stà puntando ad un patto ambizioso e di ampia portata per evitare che il surriscaldamento planetario raggiunga i livelli pericolosi prospettati dalla comunità scientifica, vale a dire un aumento delle temperatura di oltre 2C° rispetto alla situazione preindustriale.

I dati scientifici rivelano che, per rimanere entro questa soglia, i Paesi industrializzati dovranno ridurre le proprie emissioni di gas serra del 25-40% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020, mentre entro lo stesso anno i Paesi in via di sviluppo si vedranno costretti a limitare la rapida crescita delle proprie emissioni a circa il 15-30% rispetto alla situazione attuale. E’ necessario che le emissioni a livello mondiale raggiungano il picco massimo prima del 2020 e che si riducano poi di almeno il 50% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2050.

L’Unione europea – si legge nella nota della Commissione europea – ha dimostrato di essere all’avanguardia di questa battaglia impegnandosi unilateralmente a ridurre entro il 2020 di almeno il 20% le proprie emissioni rispetto ai livelli del 1990 e, per raggiungere l’obiettivo fissato, stà attuando il pacchetto legislativo su clima e energia accompagnato da un programma di misure per l’efficienza energetica. Si è inoltre impegnata ad abbattere le emissioni del 30% se altri Paesi industrializzati accetteranno di realizzare riduzioni comparabili e se i Paesi in via di sviluppo più avanzati economicamente daranno un contributo adeguato all’accordo.

Tuttavia gli obiettivi proposti finora dai Paesi industrializzati equivalgono ad una riduzione pari a solo il 9-16,5% delle emissioni entro il 2020 al di sotto dei livelli del 1990, mentre le economie emergenti no hanno offerto molto in termini di azioni concrete per il controllo delle rispettive emissioni.

Il 10 settembre scorso la Commissione ha presentato una proposta europea per incrementare i finanziamenti internazionali destinati ai Paesi in via di sviluppo per azioni di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. Questo sarà il documento di partenza per il Consiglio europeo che, entro la fine di ottobre, dovrà decidere sulla posizione dell’UE in merito al finanziamento.

(LG-FF)

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