Ambiente al centro del fenomeno delle infrazioni europee

Un’analisi del fenomeno delle infrazioni europee e della sua evoluzione negli anni evidenzia che l’ambiente a livello europeo è sicuramente il tema che presenta più problemi. In Italia rappresenta il 26% delle infrazioni.

Openpolis e Agenzia Giornalistica Italia – AGI hanno analizzato il fenomeno delle infrazioni europee e la sua evoluzione negli anni, andando a vedere quali e quante sono quelle che riguardano l’Italia, compresi i costi che queste comportano.

Si ricorda che un’infrazione si attiva o quando uno stato membro non recepisce integralmente una Direttiva nei termini stabiliti o quando viene applicato incorrettamente il Diritto UE.

Una procedura si può aprire anche per una denuncia per possibili violazioni del diritto UE inoltrata alla Commissione europea da parte di cittadini, aziende, ONG: ogni anno sono più di 3.000 le denunce di questo tipo, ma poche di queste si concretizzano in procedure di infrazione. Vale la pena comunque di segnalare come l’Italia solo nel 2017 abbia ricevuto 533 segnalazioni, dato più alto tra i paesi membri.

Venendo invece alle vere e proprie procedure di infrazione, i numeri ci parlano di un totale di 1.559 ancora pendenti alla fine del 2017, anno in cui sono stati avviati 716 nuovi procedimenti, in deciso calo rispetto al precedente anno.

Verso l’Italia, tra il 2014 e il 2017, sono state avviate 103 procedure, valore sotto la media continentale che è di 119. In generale la percentuale di nuove infrazioni che riguardano l’Italia è in calo.

Per quanto riguarda l’esito dei procedimenti avviati, nel 2017 più di 800 infrazioni si sono concluse positivamente; in Italia nel 2017 si è risolto l’89% dei contenziosi (la media europea è del 77%).

L’ambiente, a livello europeo, è sicuramente il tema che presenta più problemi (20% dei contenziosi pendenti alla fine del 2017), seguito da mobilità e trasporti e da stabilità finanziaria.

Se fino al 2017 i dati hanno mostrato segni di miglioramento, con il 2018 la situazione cambia, tornando a peggiorare. Guardando solo al nostro Paese, ad esempio, ad oggi ci sono 73 infrazioni aperte, dato più alto da due anni a questa parte.

Di queste 73:
– 37 sono all’inizio dell’iter (lettera di costituzione in mora al Governo da parte della Commissione europea);
– 16 sono al secondo passaggio (parere motivato da parte della Commissione, per mancata risposta o risposta non soddisfacente alla lettera);
– 11 sono al terzo passaggio (ricorso alla Corte europea di giustizia da parte della Commissione, per continua inadempienza da parte dello Stato).

Il 26% di queste 73 infrazioni trattano di ambiente, seguito dagli ambiti mercato interno e tassazione e dogane. Da notare che nonostante l’ambiente sia il principale tema delle infrazioni che riguardano il nostro Paese, queste sono solo il 6,15% di tutte le procedure europee in questo ambito.

Un dato interessante riguarda la gestione delle infrazioni; il 10% delle nostre sono aperte da più di 10 anni e di queste 4 riguardano ambiente:
– obblighi previsti dalla Direttiva 75/442/CEE sui rifiuti;
– cattiva applicazione artt. 3 e 4 della Direttiva 91/271/CEE sul trattamento delle acque reflue urbane;
– discariche in Campania;
– cattiva applicazione della Direttiva 91/271/CEE relativa al trattamento delle acque reflue urbane.

Dopo il ricorso alla Corte di giustizia (terzo passaggio), questa può emettere una sentenza, chiedendo allo stato membro di adottare le giuste misure per conformarsi; se il paese continua però a non porre rimedio, la Commissione può deferirlo nuovamente alla Corte, proponendo a questo punto anche delle sanzioni pecuniarie.

L’Italia è arrivata a questo passaggio e quindi ad una seconda condanna della Corte di giustizia più di una volta, arrivando a pagare, dal 2012 ad oggi, 547 milioni in sanzioni.

Fonte: SNPA

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