Ambiente: l’Italia in ritardo su sperimentazione animale e inquinamento idrico

Contro l’Italia una denuncia alla Corte di giustizia europea e un parere motivato in materia di politica ambientale.

Con le decisioni sui casi d’infrazione assunte questo mese, la Commissione europea ha avviato azioni legali nei confronti di alcuni Stati membri, per inadempimento degli obblighi previsti dalla normativa dell’UE. La Commissione chiede che l’Italia allinei alle norme europee la normativa sulla sperimentazione animale e quella sulle acque.

Normativa sulla sperimentazione animale
La direttiva del 2010 sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici, che avrebbe dovuto essere recepita entro novembre 2012, punta a limitare il più possibile l’uso di animali negli esperimenti, e impone di ricorrere ad alternative quando è possibile, sempre assicurando che la ricerca nell’UE mantenga livelli qualitativi di eccellenza.

La Commissione aveva trasmesso all’Italia una lettera di costituzione in mora il 31 gennaio 2013, cui aveva fatto seguito un parere motivato il 21 giugno 2013. Su raccomandazione del Commissario per l’Ambiente Janez Potočnik, la Commissione chiede alla Corte d’imporre all’Italia una penale di 150.787 euro per ogni giorno di eventuale infrazione.

Normativa sulle acque
Le carenze riscontrate riguardano l’attuazione nel diritto nazionale della direttiva quadro sulle acque e quindi in materia di politica delle risorse idriche. E’ stato tramesso all’Italia un parere motivato complementare sui requisiti minimi in base ai quali i programmi devono riguardare le fonti diffuse che possono provocare un inquinamento delle acque e sulle misure di prevenzione o controllo dell’immissione di inquinanti.

Nel 2010 la Commissione ha inviato all’Italia una lettera di costituzione in mora, cui ha fatto seguito un parere motivato nel marzo 2012. Se l’Italia non si conformerà alla direttiva, la questione potrà essere deferita alla Corte di giustizia europea.

Cosa sono le procedure di infrazione?
Le procedure d’infrazione aiutano a garantire la corretta applicazione del diritto comunitario a beneficio dei cittadini e delle imprese. La Commissione europea è custode dei trattati e ha il potere di agire in giudizio contro lo Stato membro che non rispetti gli obblighi derivanti dal diritto dell’Unione.

La messa in mora è la prima tappa del procedimento. In questa fase la Commissione invita lo Stato membro a comunicarle, entro un termine prefissato, le sue osservazioni sul problema di applicazione del diritto dell’Unione riscontrato. La seconda tappa è costituita dal parere motivato, nel quale la Commissione esprime il suo punto di vista sull’infrazione, chiedendo allo Stato membro di porre fine all’infrazione entro un dato termine.

Qualora tale termine non sia rispettato, la presentazione di un ricorso alla Corte di giustizia apre la fase contenziosa.
Nel rinviare lo Stato membro dinanzi alla Corte, la Commissione può proporle di condannare lo Stato membro inadempiente al pagamento di una penalità commisurata alla durata e alla gravità dell’infrazione, ma anche alle dimensioni dello Stato membro.

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