“E’ una risposta operativa ad una vicenda sulla quale a livello nazionale era sceso l’oblio – ha detto il Ministro Balduzzi.
Il Ministro Balduzzi ha sottolineato tuttavia che “l’amianto è anche un grande problema a livello mondiale: l’Italia ne ha bandito la produzione, ma non è così in molte altre parti del mondo e di amianto si continua a morire“.
Riguardo alle risorse il Ministro Balduzzi ha rilevato che esse “devono essere utilizzate in modo coordinato. Ciò è indispensabile soprattutto per vincere la partita della ricerca. Negli ultimi decenni non si sono fatti molti passi avanti nella lotta alle malattie asbesto-correlate e occorre una svolta. Ma per arrivare al risultato bisogna far lavorare insieme tutti coloro che sono competenti in materia, naturalmente non solo a livello nazionale, ma anche internazionale, attraverso più approfondite ricerche di prospettiva sia per quanto riguarda la diagnosi, sia per quanto riguarda la terapia”.
Il Piano è stato elaborato dai Ministeri della Salute, dell’Ambiente e del Lavoro:
– approvato dal Governo il 21 marzo scorso
– attualmente è all’esame della Conferenza Stato-Regioni.
I settori di intervento della macroarea “tutela della salute” del Piano hanno come obiettivi:– migliorare la conoscenza epidemiologica dei fenomeni e delle loro dimensioni sul territorio nazionale, anche coinvolgendo gli altri Paesi dell’UE, con la creazione di appositi network
– migliorare la qualità di valutazione del rischio e la sorveglianza sanitaria
– migliorare la conoscenza della suscettibilità individuale alle diverse patologie asbesto-correlate e le capacità di diagnosi precoce, anche con la costituzione di banche di campioni biologici e l’identificazione di marcatori biologici di diagnosi precoce, mettendo in rete le risorse scientifiche disponibili nei diversi Stati membri
– attivare percorsi di cura e riabilitazione, anche mirati al sostegno psicologico.
In Italia, inoltre, sono presenti e hanno causato esposizione umana fibre asbestosimili, quali la fluoro-edenite, una fibra asbestiforme di origine naturale presente nell’area Etnea e capace di indurre anch’essa il mesotelioma, e la balangeroite, una fibra asbestiforme che è stata individuata in talune rocce presenti nella miniera di Balangero (TO).
Peraltro, anche dopo la cessazione delle lavorazioni resta da gestire la presenza di grandi e diffuse quantità di materiali contenenti amianto in matrice friabile:
– negli edifici civili e industriali
– negli impianti e nei mezzi di trasporto (in particolare in quelli navali)
– e di altrettanto rilevanti presenze di materiali contenenti amianto in matrice compatta il cui progressivo deterioramento, anche semplicemente dovuto alla vetustà del materiale, può essere causa di rilascio di fibre e di conseguente rischio.
Le autorità sanitarie devono pertanto confrontarsi con un fenomeno grave, che peraltro non è stato valutato immediatamente come tale, e al quale si è cominciato a porre rimedio solo alla fine degli anni ’80 dello scorso secolo, con il citato bando dell’impiego dell’amianto nei nuovi manufatti e l’adozione, in alcuni Paesi, di misure per la rimozione in sicurezza dei materiali contenenti amianto deteriorati, che sono in condizione di disperdere fibre.