Nelle motivazioni della sentenza, depositate nel mese di maggio, il giudice Beatrice Secchi, pur riconoscendo che non ci sono dubbi sul fatto che gli otto operai si ammalarono e morirono per gli effetti del mesotelioma pleurico provocato dall’inalazione di fibre di amianto, ha accolto la tesi della difesa, sostenendo che non sono state dimostrate in modo certo le responsabilità degli ex dirigenti di Enel. Secondo l’accusa, che aveva chiesto di condannarli a pene comprese tra due e otto anni e mezzo di carcere, gli imputati invece non applicarono adeguate misure di sicurezza e prevenzione.
La data del processo d’appello dovrebbe essere fissata nei prossimi giorni. Il pm Ascione ha chiesto di essere applicato per poter rappresentare la pubblica accusa anche nel processo d’appello. Un analogo ricorso contro la sentenza di primo grado, emessa dai giudici della quinta sezione penale del Tribunale di Milano, era già stato annunciato da alcune delle parti civili, tra cui Medicina democratica e l’Associazione italiana esposti amianto. Nel processo di primo grado si erano costituiti parti civili anche il Comune di Turbigo e l’Inail, che avevano chiesto un risarcimento complessivo pari a tre milioni e 800mila euro.