Ammodernare la protezione sociale per un rafforzamento della giustizia sociale.

Il 17 ottobre scorso, con la Comunicazione (COM(2007)620 definitivo) al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni, è stata proposta una strategia sul tema “Ammodernare la protezione sociale per un rafforzamento della giustizia sociale e della coesione economica: portare avanti il coinvolgimento attivo delle persone più lontane dal mercato del lavoro “.

Nell’Introduzione alla Comunicazione della Commissione si legge, fra l’altro, che la strategia europea per la crescita e l’occupazione stà dando i suoi frutti: la crescita è in ripresa, aumenta il numero degli occupati e si riduce la disoccupazione in tutta Europa. Senza dubbio, però, occorre fare molto di più per la piena realizzazione delle potenzialità dell’Europa e il completo conseguimento degli obiettivi di sviluppo economico e sociale fissati a Lisbona.
Però….una parte consistente della popolazione dell’Unione europea resta socialmente esclusa, visto che il 16% della popolazione europea è a rischio di povertà monetaria, un europeo su cinque vive in un alloggio insalubre, il 10% vive in un nucleo familiare in cui nessuno lavoro, la disoccupazione di lunga durata raggiunge quasi il 4% e il tasso di abbandono scolastico supera il 15%. Un altro aspetto sempre più importante dell’esclusione sociale è rappresentato dalla mancanza di accesso alle tecnologie dell’informazione.
L’Unione europea e i suoi membri – si legge ancora nell’introduzione alla Comunicazione della Commissione -, pur essendo una delle regioni più ricche al mondo, sono ancora molto lontani dall’obiettivo di imprimere una svolta decisiva alla lotta contro la povertà, fissato dal Consiglio europeo in occasione del varo della strategia di Lisbona nel marzo del 2000. Anche se la situazione varia notevolmente da uno Stato membro all’altro, in genere il grado di indigenza e di cumulo di svantaggi, che si registra ancora oggi nell’UE, viene sentito come un fenomeno socialmente, moralmente ed economicamente inaccettabile.
La Commissione, quindi, ha proposto una strategia complessiva di coinvolgimento attivo che si prefigge di aiutare gli Stati membri a mobilitare le persone in grado di lavorare e fornire un sostegno idoneo a coloro che non sono in grado di farlo. La strategia associa un sostegno al reddito di livello tale da garantire una vita dignitosa, un collegamento con il mercato del lavoro attraverso opportunità di lavoro o di formazione professionale e un migliore accesso a servizi sociali di tipo abilitante (enabling). In questo senso il coinvolgimento attivo è assolutamente complementare alla filosofia della “flessicurezza”, tenendo però presente che i suoi destinatari sono in particolare persone ai margini del mercato del lavoro. Configura uno “stato sociale attivo”, che prevede percorsi personalizzati verso il lavoro e garanzie in modo che coloro che non sono in grado di lavorare possano vivere una vita dignitosa e di contribuire il più possibile alla società. Il coinvolgimento attivo fornisce quindi un suo apporto alla strategia di Lisbona, oltre a essere un elemento essenziale della dimensione sociale della strategia di sviluppo sostenibile dell’UE.

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