Amnesty International, attivato il monitoraggio dei discorsi d’odio online nei profili dei candidati al Parlamento europeo

Elezioni parlamentari europee: il monitoraggio sul discorso d’odio online. Quanto e come i candidati parlano di diritti? Quanto e come ricorrono al linguaggio d’odio nel farlo? Come si incrocia la narrazione dei diritti con quella relativa all’Unione europea? Quali sono le reazioni degli utenti del web?

A partire dal 15 aprile Amnesty International ha avviato il monitoraggio dei profili Facebook e Twitter dei candidati al Parlamento europeo più attivi online e dei leader di partito ai quali fanno riferimento. Per 40 giorni, fino alla conclusione della campagna elettorale, saranno osservate anche le reazioni e risposte degli utenti, per rilevare le eventuali correlazioni tra toni e messaggi veicolati dalla politica e sentimento delle persone rispetto a determinati temi.

I dati così raccolti saranno analizzati da ricercatori esperti (data scientist, sociologi, linguisti, psicologi, giuristi) e i risultati illustrati in un rapporto la cui pubblicazione è prevista intorno alla data di insediamento del nuovo Parlamento europeo. Per mezzo di algoritmi sviluppati dalla data scientist Rania Wazir (Data4Good), la raccolta, archiviazione e elaborazione dei dati è effettuata in modo automatico. Il campione statisticamente significante che si vuole raggiungere è composto da 100.000 contenuti, tra tweet, post e relative risposte e commenti.

Circa 100 attivisti sono coinvolti nella fase di valutazione dei contenuti, che avviene mediante un’apposita applicazione. Ogni valutatore è dotato di un account personale col quale accede a un’interfaccia che presenta, uno alla volta, i contenuti da valutare e la relativa scheda di valutazione. La scheda è stata elaborata in collaborazione con ricercatori esperti di odio e discriminazione. Una fetta di contenuti è sottoposta alla valutazione di più attivisti, per tenere sotto controllo il livello di coerenza/convergenza.

La scheda di valutazione consente di individuare per ogni contenuto: tema (donne, Lgbti, disabilità, migranti, rifugiati e persone con background migratorio, rom, minoranze religiose, solidarietà, povertà socio-economica); accezione (negativa, positiva/neutra); se negativa la tipologia (non problematico, problematico, hate speech); se problematico o hate speech il target (il politico autore del contenuto, un altro politico, l’autore del commento/risposta precedente, un singolo individuo o un gruppo perché riconducibile a una categoria soggetta a discriminazione); categoria del target (donne, Lgbti, persone con disabilità, migranti, rifugiati e persone con background migratorio, rom, musulmani, ebrei, un singolo o un gruppo per lo svolgimento di attività di tipo umanitario e/o solidaristico, persone in condizione di povertà socio-economica).

Per la definizione di hate speech Amnesty si attiene a quella contenuta nella Raccomandazione di politica generale n.15 dell’ECRI relativa alla lotta contro il discorso d’odio (adottata l’8 dicembre 2015).

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