Approvato il Piano Sanitario Nazionale 2003-2005

Il Decreto del Presidente della Repubblica 23 maggio 2003 è pubblicato nel S.O.n.95 della Gazzetta Ufficiale n. 139 del 18 giugno 2003.

Nel Supplemento Ordinario n. 95 della Gazzetta Ufficiale n. 139 del 18 giugno 2003 è pubblicato il Decreto del Presidente della Repubblica 23 maggio 2003 relativo alla ” Approvazione del Piano Sanitario Nazionale 2003-2005″. Il Piano ha ripreso gli obiettivi e le linee guida della proposta di Piano sanitario 2002-2004 che era rimasto in bozza. La proposta è stata oggetto di un iter lungo e travagliato che ha portato, dopo le osservazioni delle Regioni, ad un testo più snello e dai toni più morbidi. Le Regioni hanno approvato il Piano nella riunione della Conferenza Unificata e hanno subordinato la loro approvazione ad alcune modifiche che in sintesi prevedono che il piano si attivi esclusivamente per i LEA ( Livelli essenziali di assistenza) e rispetti i limiti economici previsti nel patto di stabilità. Secondo Daniela Volpato della CISL-FPS ” il testo del Piano sanitario nazionale non è stato oggetto di concertazione con le Organizzazioni sindacali, per questa ragione CGIL-CISL e UIL hanno scritto una lettera ” molto pesante” al Ministro Sirchia dove denunciano la totale assenza di partecipazione dei lavoratori e delle rappresentanze sindacali, riferendosi al mancato confronto su qualsiasi proposta o provvedimento relativo alla sanità”. La CGIL giudica il PSN approvato dal Consiglio dei Ministri ” uno strumento privo di efficacia”. Infatti, come ha scritto Roberto Polillo, Responsabile politiche della salute per la CGIL nazionale, ” la scelta di trasformare il Piano sanitario nazionale in semplice documento di indirizzo e di linea culturale ne ha totalmente vanificato la portata e la capacità di incidere effettivamente nella realtà sanitaria del nostro Paese. L’ impegno dello Stato -prosegue Polillo – nel garantire i livelli essenziali di assistenza ( LEA) per tutti i cittadini indipendentemente dal reddito posseduto e dalla residenza anagrafica è una semplice declamazione di principio. Non vengono fissati né tempi né modi per fare in modo che questi diritti diventino effettivamente esigibili. Nulla viene detto sui poteri sostitutivi che la Costituzione affida allo Stato nel caso in cui le regioni omettano di garantire le prestazioni essenziali. E il Distretto socio-sanitario, ora chiamato ” territorio”, subisce per la prima volta un declassamento non solo semantico ma di sostanza per la mancanza totale di un progetto di sviluppo delle cure primarie. Nulla infine viene proposto in termini concreti per il drammatico problema della non autosufficienza limitandosi ad enunciare cose già ampiamente conosciute. Il Piano è dunque elaborato sulla base dei contenuti della proposta 2002-2004 e cioè suddiviso in 11 progetti per le strategie di cambiamento e 14 obiettivi di salute, tutti finalizzati ad abbandonare la prospettiva ospedalecentrica e lasciare spazio al territorio.Per la CGIL, insomma, il Piano sanitario 2003-2005 ” è un’altra occasione mancata in un momento in cui l’ avvio del Federalismo avrebbe invece richiesto una forte presenza centrale per la promozione e la difesa dei livelli essenziali ed universali delle prestazioni socio sanitarie”. Secondo il Ministro della salute, Sirchia, invece ” è naturale che il Piano Sanitario Nazionale 2003-2005 si ponga in una ottica del tutto nuova e coerente con i cambiamenti legislativi e politici ( legge sulla devolution, modifica dell’ art. 117 della Costituzione, ecc. , ndr) trasformandosi, rispetto ai precedenti Piani, da atto programmatico per le Regioni in Progetto di salute condiviso e attuato con le Regioni in modo sinergico e interattivo”.

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