Nella prima parte dell’intervista a Giuseppe Lo Presti, alla guida della Direzione generale per le valutazioni e autorizzazioni ambientali del Ministero, si è parlato di come integrare ambiente e salute anche attraverso alcuni strumenti autorizzativi, come la VIS, l’AIA e la VIA. L’argomento è ora approfondito con riferimenti alla Valutazione del Danno Sanitario (VDS), alle migliori tecniche disponibili (BAT) e ai valori limite di emissione (VLE).
Ecco le domande della seconda parte dell’intervista:
Quando emergono problematiche ambientali in territori specifici da parte dei cittadini e delle loro associazioni, si fa appello a risposte di carattere sanitario che in qualche modo vanno ricondotte alla epidemiologia ambientale, ma questa ha tempi necessariamente lunghi, talvolta opera sulla base di numeri molto ridotti, cosa è possibile fare per migliorare questa situazione?
In una recente intervista rilasciata ad Arpatnews, il prof. Giorgio Assennato ha evidenziato come sarebbe necessario che i limiti emissivi (normativi o definiti per gli specifici stabilimenti dalle autorizzazioni ambientali) fossero “health-based” e quindi in grado di tutelare la salute della popolazione residente nei quartieri adiacenti agli stabilimenti industriali inquinanti. E’ una strada percorribile?
Si parla da tempo, anche nei rapporti dell’Agenzia europea per l’ambiente, della possibilità del coinvolgimento dei cittadini nei monitoraggi ambientali, è la cosiddetta “citizen science”, sperimentata anche da ARPA Puglia. Cosa ne pensa?
Per leggere le risposte andare all’intervista al primo link.