Arsenico nell’acqua: la legislazione europea e la decisione della Commissione.

La qualità dell’acqua potabile è disciplinata a livello europeo dalla direttiva 98/83/CE concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano (la cosiddetta direttiva “acqua potabile”) che fissa 48 parametri microbiologici, chimici e organolettici per assicurare la qualità e la sicurezza dell’acqua potabile. Il “caso” italiano.

Gli Stati membri hanno,tra gli altri, l’obbligo di controllare costantemente questi parametri, informare la cittadinanza e di sottomettere una relazione alla Commissione europea ogni tre anni sull’attuazione degli obblighi previsti dalla direttiva.

La direttiva, largamente basata sui parametri dell’Organizzazione mondiale della sanità, lascia agli Stati membri la libertà di imporre regole più severe nel proprio territorio, ma non di fissare standard di sicurezza meno rigorosi.
E’ tuttavia prevista la possibilità di una deroga temporanea, a condizioni che non comporti rischi per la salute umana e non esistano altri mezzi immediati per far rientrare l’acqua potabile entro i parametri previsti. Gli Stati membri possono richiedere due deroghe di tre anni e, solo in casi eccezionali, una terza.

L’Italia ha recentemente richiesto una terza deroga rispetto ai parametri massimi dell’arsenico, del fluoruro e del boro per alcuni Comuni in Campania, Lazio, Lombardia, Toscana, Trentino-Alto Adige, Umbria. Le “condizioni eccezionali” che giustificano la richiesta sono legate, secondo l’Italia, all’origine sotterranea della maggior parte dell’acqua potabile presente nella penisola; le misure per far rientrare le riserve idriche nei parametri sarebbero in via di implementazione.
La Commissione – come riferisce in una sua nota del 14 dicembre 2010 –ha attentamente esaminato le prove scientifiche dell’Organizzazione mondiale della sanità e ha concluso che alcuni parametri possono essere ecceduti per un breve periodo senza rischio per la salute umana. Questo non si applica tuttavia al consumo di acqua di neonati e bambini.

Nella sua Decisione del 28 ottobre 2010 sulla richiesta dell’Italia ai sensi della direttiva 98/83/CE del Consiglio concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano(vedi link) la Commissione europea ha concesso alcune deroghe e ne ha negate altre, a seconda del livello di sostanze nocive riscontrate nelle riserve dei singoli Comuni. In allegato alla citata Decisione si trova l’elenco dettagliato dei Comuni e delle sostanze per le quali la deroga è stata accordata o meno.

Ogni deroga è concessa a condizione che sia no messe in atto misure effettive di limitazione del danno, tra le quali la fornitura a neonati i bambini di acqua pura imbottigliata.

(LG-FF)

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