dello sviluppo sostenibile. Il documento unico e innovativo “La Legge di Bilancio 2019 e lo sviluppo sostenibile” è stato presentato il 27 febbraio al Governo e alle forze politiche insieme alla valutazione della condizione italiana rispetto ai 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile e a proposte per portare il Paese sul sentiero della sostenibilità.
Nella Legge di Bilancio 2019 manca una visione integrata di quel cambiamento verso lo sviluppo sostenibile definito dall’Agenda 2030 e sostenuto da oltre l’80% degli italiani, soprattutto dai giovani e dai più informati. È la valutazione che emerge dall’esame dei singoli commi della Legge di Bilancio alla luce dei 169 target previsti dall’Agenda 2030.
Il documento è frutto del lavoro di oltre 300 esperti coinvolti nella valutazione della Legge di Bilancio e evidenzia i provvedimenti che potrebbero consentire all’Italia – se pienamente attuati – di fare passi avanti significativi in alcuni campi, come la lotta alla povertà. D’altra parte, emerge chiaramente la mancanza di una visione integrata degli interventi in campo economico, sociale e ambientale di cui il Paese ha bisogno per accelerare il passo verso lo sviluppo sostenibile.
L’assenza di interventi “sistemici” per l’economia circolare, la transizione ecologica dei sistemi
produttivi, l’occupazione giovanile e femminile, così come i timidi provvedimenti nel campo della lotta al cambiamento climatico e al degrado ambientale, appaiono preoccupanti.
Secondo un sondaggio realizzato a gennaio 2019 dalla Fondazione Unipolis, la stragrande maggioranza degli italiani si dichiara favorevole alle politiche per lo sviluppo sostenibile. Infatti, il 63,6% degli intervistati si dichiara “favorevole” e il 20,1% “molto favorevole”; solo il 7,9% è “contrario/molto contrario”, mentre l’8,5% “non sa/non risponde”. Si tratta di dati nettamente più orientati allo sviluppo sostenibile di quanto rilevato tre anni fa, quando “solo” il 77,2% si esprimeva a favore, l’8,5% contro e ben il 14,4% non aveva un’opinione. È a favore di politiche per lo sviluppo sostenibile il 91,6% dei giovani tra i 15 e i 24 anni (contro il 75,3% degli ultrasessantacinquenni), così il 90,5% di chi possiede un elevato titolo di studio (contro il 66,3% di chi ha una bassa istruzione).
Il documento dimostra la concretezza dell’Agenda 2030 e la sua utilità per il disegno e la valutazione delle politiche pubbliche.
ASviS ha pubblicato anche l’aggiornamento degli indicatori compositi (elaborati sulla base degli ultimi dati ISTAT), relativi alla situazione dell’Italia in relazione ai 17 Obiettivi di
sviluppo sostenibile. In sintesi, emerge che, tra il 2016 e il 2017, l’Italia mostra segni di
miglioramento in dieci aree: povertà (Goal 1), salute (Goal 3), uguaglianza di genere (Goal 5),
condizione economica e occupazionale (Goal 8), innovazione (Goal 9), disuguaglianze (Goal 10), condizioni delle città (Goal 11), modelli sostenibili di produzione e di consumo (Goal 12), qualità della governance, pace, giustizia e istituzioni solide (Goal 16), cooperazione internazionale (Goal 17). Per quattro aree, invece, la situazione peggiora: alimentazione e agricoltura sostenibile (Goal 2), acqua e strutture igienico-sanitarie (Goal 6), sistema energetico (Goal 7), condizioni degli ecosistemi terrestri (Goal 15). Infine, la condizione appare invariata per due Goal, educazione (Goal 4) e lotta al cambiamento climatico (Goal 13), mentre per il Goal 14 (Flora e fauna acquatica) non è stato possibile stimare il dato relativo al 2017 a causa della mancanza di dati aggiornati.