In altre parole l’età media si allunga e, per legge (del 2010), le carriere ogni due anni si allineano. Per gli uomini le pensioni di vecchiaia scatteranno a 66 anni e sette mesi (oggi 66 anni e tre mesi) e così anche per le donne che lavorano nella Pubblica Amministrazione.
Per le dipendenti del privato invece l’asticella si alzerà a 65 anni e sette mesi (da 65 anni e tre mesi), mentre per le autonome il nuovo limite sarà di 66 anni e un mese (da 65 anni e 9 mesi).
Il decreto del ministero dell’Economia, pubblicato in Gazzetta il 30 dicembre, rivede anche le quote (età più anzianità), per coloro che escono in base alle vecchie norme, in sostanza si tratta dei salvaguardati, o più comunemente esodati.
In questo momento per loro è necessario il raggiungimento di quota 97,3, mentre il decreto stabilisce che dal primo gennaio 2016 la quota richiesta per i lavoratori dipendenti diventa 97,6 (+0,3). Tutto ciò ricordando che i termini per accedere alle tutele scadono, stando all’ultima proroga, il sei gennaio. L’aggiornamento delle quote dovrebbe valere anche per i prepensionamenti del pubblico impiego (uscite basate sulle vecchie regole che scattano in caso di esuberi).
Eventualmente, in caso di provvedimento ad hoc, potrebbero essere interessati all’adeguamento dello 0,3 dovuto all’innalzamento della speranza di vita anche i dipendenti della scuola che avevano raggiunto i requisiti pre-Fornero entro il 2012 (i cosiddetti ‘quota 96’).
MINISTERO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE
DECRETO 16 dicembre 2014
Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 301 del 30/12/2014
Adeguamento dei requisiti di accesso al pensionamento agli incrementi della speranza di vita. (14A09922)