Cassazione: stop alle operazioni senza speranza anche se il paziente è consenziente

La Corte di Cassazione, con la con la sentenza 13746/2011, ha confermato la condanna per omicidio colposo di tre medici che avevano sottoposto a intervento una donna in stato terminale provocandone la morte: “Hanno violato il codice deontologico”

La Corte di Cassazione, con la con la sentenza 13746/2011 della 4.a Sezione penale, ha confermato la condanna per omicidio colposo di tre medici che avevano sottoposto a intervento una donna in stato terminale provocandone la morte.

Secondo la sentenza violano il codice deontologico i medici che sottopongono ad interventi pazienti “inoperabili” e afflitti da patologie che lasciano loro solo poco tempo di vita, anche nel caso in cui sia stato proprio il paziente a dare il suo consenso informato all’operazione.

Lo sottolinea la Cassazione confermando la condanna per il reato di omicidio colposo nei confronti di tre medici dell’ospedale XXX di Roma che avevano operato, provocandone la morte, una donna di 43 anni che aveva solo 6 mesi di vita per un tumore al pancreas con metastasi diagnosticate e già diffuse ovunque.

Il collegio giudicante ha condiviso “il prioritario profilo di colpa” individuato a carico dei sanitari dalla Corte d’Appello di Roma, con sentenza del 28 maggio 2009, per aver violato oltre alle regole di prudenza, anche le disposizioni “dettate dalla scienza e dalla coscienza” di chi abbraccia la professione medica.

(LP)

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