“Castellazzo di Bollate. Cento anni fa una strage di operaie dimenticata” di Alberto Baldasseroni

SNOP – Società nazionale degli operatori della prevenzione pubblica l’articolo “Castellazzo di Bollate. Cento anni fa una strage di operaie dimenticata” di Alberto Baldasseroni.

Castellazzo di Bollate. Cento anni fa una strage di operaie dimenticata

Alle 13.50 del 7 giugno 1918 un’esplosione nel reparto spedizioni, dove erano custodite le bombe a mano, distruggeva la fabbrica di munizioni «Sutter & Thévenot». Per 59 lavoratori, fra cui 52 donne, è la fine. Fra i volontari della Croce Rossa accorsi a Castellazzo c’era anche Ernest Hemingway, all’epoca diciannovenne, che descriverà quelle ore drammatiche 14 anni dopo, nel suo libro «I quarantanove racconti». Si tratta di una delle più grandi tragedie sul lavoro italiane dall’unità ad oggi. Purtroppo, le vittime furono strumentalizzate in quanto, nel clima seguito alla disfatta di Caporetto, i nazionalisti specularono sul fatto che i proprietari della fabbrica fossero svizzeri-tedeschi, con il risultato che i proprietari vennero processati non per strage sul lavoro ma per sabotaggio.
Vennero assolti, in quanto quella dei nazionalisti erano pura propaganda mirata a sostenere l’esistenza di un fronte interno disfattista composto da socialisti e filo austriaci, e le vittime non ebbero giustizia.

La fabbrica di Castelletto di Bollate non è però l’unica dove si verificarono stragi del genere. Erano soprattutto le fabbriche dove si maneggiavano sostanze esplosive o altamente infiammabili quelle nelle quali queste tragedie si ripetevano con disarmante frequenza. E ad esserne vittime erano quasi sempre le donne, giovani, spesso bambine o al massimo adolescenti. Forse è poco noto al giorno d’oggi, ma all’alba della nostra Rivoluzione Industriale, tra gli anni ’80 e il primo quindicennio del nuovo secolo furono le donne e i bambini a riempire i falansteri della produzione industriale, soprattutto nei settori tessile, dei fiammiferi e, durante la guerra, anche delle munizioni. Rovistando in un data base dedicato alle condizioni del proletariato di quel periodo, contenente più di 4000 articoli di giornali d’epoca, politici, delle organizzazioni di mestiere, d’opinione ho trovato traccia di molte altre tragedie del genere. A Rocca Canavese il 24 gennaio del 1924 l’esplosione di una fabbrica di fiammiferi provocava la morte di 18 operaie tra i 12 e i 17 anni.

Da alcuni anni il Comune di Rocca Canavese ha deciso di dedicare un’intera giornata al ricordo di quella tragedia. Il 3 marzo del 1874 esplodeva il dinamitificio Biffi-Candiani di Ceriano Laghetto, presso Milano, provocando la morte di 6 giovinette addette alla produzione delle cartucce. L’Emporio Pittoresco, importante settimanale illustrato dell’epoca, dedicava la sua prima pagina all’episodio, accompagnandolo con un articolo nel quale descriveva a tinte forti la tragedia. Il 29 settembre del 1882 ad Alba morivano 12 giovanissime filatrici che dormivano nei locali annessi alla fabbrica dove lavoravano, distrutta in un incendio.
Il 25 marzo del 1911 39 operaie italiane morivano nell’incendio della fabbrica Triangle di New York, episodio quest’ultimo all’origine della festa per l’8 marzo in omaggio alle donne.

Si potrebbe continuare ancora con altri episodi nei quali le donne operaie erano vittime di esplosioni, incendi, oppure morivano perché “prese” dalle cinghie di trasmissione del moto dei macchinari. Questi erano in genere i meccanismi degli infortuni mortali che le colpivano.

L’articolo completo di Alberto Baldasseroni è disponibile al primo link.

Fonte: SNOP

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