Il decreto correttivo, già in vigore, spiega Fammoni, prevede il pagamento, e non più la gratuità, per i primi gradi delle cause. Una tassa odiosa che colpisce i lavoratori proprio durante la crisi. Una norma già presentata dal governo nel collegato lavoro e che poi era stato costretto a ritirare, sta già provocando gravi problemi alla presentazione delle cause: vengono chiesti i pagamenti a persone che non sapevano di doverli versare, ma soprattutto – prosegue – ci giunge notizia che in alcuni casi non essendo ancora certi i meccanismi e le eventuali soglie di esenzione, le cause, anche quelle urgenti, non vengono accettate in attesa di precise indicazioni.
Per il dirigente sindacale è molto grave e la colpa è totalmente in capo al governo che non poteva non sapere quello che sarebbe successo. Adesso ha l’obbligo di porre immediato riparo a questo clamoroso sbaglio e ingiustizia. Per quanto riguarda la Cgil verificheremo nelle prossime ore tutte le possibilità per impugnare o sospendere questa norma iniqua che sarà uno dei punti – conclude Fammoni – al centro della nostra mobilitazione contro la manovra.