CGIL: la manovra fa pagare cause lavoro a lavoratori

“Da oggi le cause di lavoro non sono più gratuite ma a pagamento: saranno i lavoratori stessi a dover pagare di tasca propria per poter ricorrere ai primi gradi di giudizio”. E’ quanto denuncia il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni, in merito ad una misura contenuta nella manovra economica

Roma, 7 luglio – “Da oggi le cause di lavoro non sono più gratuite ma a pagamento: saranno i lavoratori stessi a dover pagare di tasca propria per poter ricorrere ai primi gradi di giudizio”. E’ quanto denuncia il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni, in merito ad una misura contenuta nella manovra economica, sottolineando che “come temevamo e avevamo denunciato, la norma sulle controversie di lavoro e previdenza, contenuta nella manovra, sta provocando danni gravi alle persone”.

Il decreto correttivo, già in vigore, spiega Fammoni, “prevede il pagamento, e non più la gratuità, per i primi gradi delle cause. Una tassa odiosa che colpisce i lavoratori proprio durante la crisi. Una norma già presentata dal governo nel collegato lavoro e che poi era stato costretto a ritirare, sta già provocando gravi problemi alla presentazione delle cause: vengono chiesti i pagamenti a persone che non sapevano di doverli versare, ma soprattutto – prosegue – ci giunge notizia che in alcuni casi non essendo ancora certi i meccanismi e le eventuali soglie di esenzione, le cause, anche quelle urgenti, non vengono accettate in attesa di precise indicazioni”.

Per il dirigente sindacale “è molto grave e la colpa è totalmente in capo al governo che non poteva non sapere quello che sarebbe successo. Adesso ha l’obbligo di porre immediato riparo a questo clamoroso sbaglio e ingiustizia”. Per quanto riguarda la Cgil “verificheremo nelle prossime ore tutte le possibilità per impugnare o sospendere questa norma iniqua che sarà uno dei punti – conclude Fammoni – al centro della nostra mobilitazione contro la manovra”.

Fonte: CGIL.it

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