CGIL: Newsletter INCA sul rischio psicosociale in Europa e l’attività di vigilanza

Newsletter INCA Numero 35°/2015: Il rischio psicosociale in Europa e l’attività di vigilanza

All’inizio del mese di settembre u.s. si è tenuto il terzo seminario sul rischio psicosociale organizzato dall’ETUI (Centro Studi di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro del Sindacato europeo).
I lavori del seminario sono stati aperti dal Ministro del dialogo Sociale maltese che nel suo intervento ha ben sintetizzato il quadro attuale della salute e sicurezza quando ha affermato che “in questi anni ci si preoccupa di più del numero dei lavoratori e dei posti di lavoro che non della qualità del lavoro”.

I temi all’ordine del giorno del seminario oltre ad una analisi dell’impatto della crisi sulle condizioni di lavoro e sulla intensificazione del lavoro erano:

1) i rischi psicosociali e la medicina del lavoro;
2) i rischi psicosociali e l’ispezione del lavoro
3) i rischi psicosociali e la giurisprudenza dei diversi paesi europei.

Sono state inoltre presentate alcune esperienze nazionali fra cui una indagine sullo stress condotta fra le insegnanti del Regno Unito che sarà oggetto, stante l’interesse anche per la nostra attività di tutela, di uno specifico approfondimento.
Sul tema dell’ispezione del lavoro in tema di rischio psicosociale nel corso del seminario si è avuta la presenza di Velazquez, ispettore del lavoro spagnolo che ha coordinato il gruppo di esperti dell’ ILO/BIT1.

Il gruppo ILO/BIT nell’elaborazione della sua guida ha ritenuto che la definizione migliore di rischio psicosociale sia quella individuate dalla normative belga che si incentra sul lavoro, sul suo contenuto, sull’ambiente di lavoro e sul modo di vita al lavoro.
La legge belga del 2014 relativa alla prevenzione dei rischi psicosociali sul lavoro all’articolo 2 afferma: “rischi psicosociali sul lavoro: la probabilità che uno o più lavoratori subiscano un danno psichico che può egualmente accompagnarsi ad un danno fisico, in seguito all’esposizione a dei componenti dell’organizzazione del lavoro, del contenuto del lavoro, delle condizioni del lavoro, delle condizioni di vita al lavoro e delle relazioni interpersonali sul lavoro, su cui il datore di lavoro svolge un ruolo e che comportano obiettivamente un pericolo”.

Come è noto il ruolo degli ispettori viene definito esclusivamente dalla Convenzione 81 dell’ILO che affianca ad una attività di controllo delle previsioni legislative anche quella di fornitura di consigli , informazioni tecniche su come rispondere alle nozioni di legge, su come conformarsi alle disposizioni di legge.
L’idea condivisa dalle Ispezioni del Lavoro Europee, è che la valutazione dei rischi psicosociali è un elemento essenziale per la gestione generale dei rischi e che la stessa deve essere integrata nella gestione generale della prevenzione dell’azienda e non deve essere gestita separatamente da questa.
La valutazione dei rischi psicosociali contribuisce all’identificazione dei problemi e al miglioramento generale delle condizioni di lavoro e le routine di controllo che si sviluppano nelle aziende devono contemplare sempre questi aspetti, poiché dall’organizzazione e ordine del lavoro derivano in ultima istanza l’immensa maggioranza degli infortuni del lavoro come risulta dalla maggior parte degli studi e delle inchieste che portano a termine gli organismi tecnici per la sicurezza e salute del lavoro.

Come è noto, mentre il concetto di rischio psicosociale è d’uso comune e concorde tra le istituzioni e tra gli specialisti della prevenzione dei rischi lavorativi dell’Unione Europea, questo termine è a malapena usato in altri ambiti continentali, in cui si preferisce semplicemente parlare di Stress e Violenza sul lavoro (OIL, NIOSH), a volte insieme ma nella maggior parte dei casi in modo separato.

Fonte: CGIL

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