La normativa italiana si è evoluta significativamente negli ultimi 50 anni, in termini sia qualitativi sia quantitativi e le integrazioni hanno rappresentato un indubbio avanzamento sia culturale sia tecnico-scientifico.
Tuttavia permane un continuo ripetersi di incidenti e infortuni sul lavoro, oltre 1.000 mortali ogni anno, altre migliaia gravissimi, anche in termini di ricadute sociali, con chiusura delle stesse aziende coinvolte e con conseguente perdita anche dei posti di lavoro, cui si devono aggiungere le Malattie professionali, che rimane, purtroppo, un aspetto sempre insufficientemente esaminato.
La ricostruzione degli infortuni e delle M.P. dimostra che essi sono causati, nella stragrande maggioranza dei casi, dalla violazione, non applicazione o elusione di prescrizioni vigenti persino dagli anni 1955-56 (DPR n. 547/55 sulla prevenzione degli infortuni, n. 303/56 sullIgiene del lavoro, n 164/56 sui lavori nelle costruzioni).
Ciò dimostra la necessità di dare effettività e piena applicazione a quattro esigenze fondamentali e prioritarie:
1. norme di tutela, di prevenzione e di protezione, che rappresentano un tuttuno prevenzionale, pur nella ovvia gerarchia della loro applicabilità (prima leliminazione ei rischi e ove non possibile – loro riduzione alla fonte, poi DP collettivi, poi individuali, ecc.);
2. attività di informazione, formazione, addestramento ed equipaggiamento per tutte le figure deputate alla line della prevenzione, che sono tutti coloro nessuno escluso che partecipano al processo produttivo, dalla progettazione, alla produzione, alla organizzazione del lavoro, al trasporto alle istruzioni per gli utilizzatori
3. valorizzazione dei contributi delle Associazioni tecnico-scientifiche e delle figure professionali della Prevenzione (RSPP/ASPP, M.C., RLS, ecc.)
4. adeguamento, in termini sia professionali sia quantitativi, e coordinamento delle strutture pubbliche deputate alle attività di vigilanza e controllo, sia centrali sia periferiche.
Le proposte sopra-riportate …. si riferiscono esclusivamente alla parte tecnico-scientifica della normativa vigente, che rappresenta la ratio dell’attività delle Associazioni che costituiscono la CIIP.
Le singole Associazioni sono libere di integrare le proposte, con ulteriori ipotesi frutto dellattività propria di ogni singola Associazione.
Per la Presidenza della CIIP
(Rino Pavanello, Laura Bodini, GianCarlo Bianchi)
Milano, 09 dicembre 2008