La CIPRA il 5 maggio 2022 celebra il suo anniversario – settant’anni di attività passati battendosi per garantire per una buona vita nel territorio alpino, mettendo in contatto persone, superando frontiere e proteggendo le Alpi – e in questa occasione si rimette in discussione, domandandosi come potrebbero essere le Alpi del futuro.
Palmeti fin sulla cima delle montagne, villaggi alpini digitalizzati, estinzione delle api: come potrebbe essere la regione alpina di domani? Il 70° anniversario della CIPRA è anche un’occasione per gettare uno sguardo al futuro e delineare la visione per gli anni a venire. “Con l’avanzare del cambiamento climatico e la minaccia di un collasso dell’ecosistema le sfide nelle Alpi sono oggi più grandi che mai”, teme Bianca Elzenbaumer. La copresidente della CIPRA International è convinta: “Abbiamo bisogno di persone coraggiose che pensino e realizzino nuove visioni, più diversificate e sostenibili per le Alpi”. Senza queste persone la CIPRA non esisterebbe nemmeno, come dimostra uno sguardo alla sua storia.
Deviare i fiumi o addirittura costruire un faro sul Cervino? Progetti come questi, che nel 1952 circolavano in Francia e in Italia, non corrispondevano alla visione delle Alpi della geologa Edith Ebers. Il 5 maggio invita quindi le/i rappresentanti di tutti i Paesi interessati nella città bavarese di Rottach-Egern per elaborare insieme una serie di linee guida internazionali – l’incontro che ne è seguito ha segnato la nascita della CIPRA. Dal 1983 la CIPRA ha sede nel Liechtenstein, geograficamente il paese più integralmente alpino tra tutti gli Stati dello spazio alpino.
Una visione della società civile è diventata un trattato internazionale vincolante: sono stati necessari circa 40 anni di informazione, opera di convincimento e motivazione, prima che nel 1991 gli Stati alpini e la Comunità Economica Europea (CEE) firmassero la Convenzione delle Alpi, che è entrata in vigore nel 1995. Mario Broggi, presidente della CIPRA dal 1983 al 1992, ricorda: “Abbiamo avviato un approccio alpino che non si arresta ai confini nazionali”. Questo è stato il terreno fertile per ulteriori iniziative nella regione alpina.
Seguono altre tappe fondamentali che possono essere ricondotte, non da ultimo, al contributo della CIPRA: le prime reti di città e comuni “Città Alpina dell’anno” e “Alleanza nelle Alpi”, che dal 1997 mettono in pratica la Convenzione delle Alpi a livello locale. Risale al 2000, con l’approvazione del Protocollo Trasporti della Convenzione delle Alpi, la rinuncia alla costruzione di nuove strade di grande comunicazione per il traffico transalpino, come ad esempio le autostrade. La fondazione della Consulta dei giovani della CIPRA nel 2013, con la quale da allora i giovani contribuiscono con idee e partecipano alla politica alpina. “Questi sono alcuni dei molti successi di cui siamo orgogliosi”, dichiara con soddisfazione la copresidente Bianca Elzenbaumer.
La catastrofe climatica può essere evitata? In che modo le diverse generazioni possono lavorare insieme invece che l’una contro l’altra? Perché abbiamo così tante cose, anche se in realtà solo di alcune abbiamo davvero bisogno? Isabella Helmschrott si interroga su queste questioni. La 26enne si impegna nella Consulta dei giovani della CIPRA per un futuro più sostenibile nelle Alpi: “Spesso di fronte al caos climatico e a crisi come la pandemia da Covid ci si sente soli. Lavorare all’interno della Consulta dei giovani mi trasmette la sensazione che insieme possiamo fare la differenza”. Con i progetti YOALIN (Youth Alpine Interrail) e Alptick vogliono incoraggiare i loro coetanei a viaggiare in modo sostenibile in treno, autobus, bicicletta o a piedi. Del resto, la mobilità è responsabile di circa il 30% delle emissioni di CO2 nella regione alpina. “Per un futuro degno di essere vissuto nelle Alpi, e al di fuori di esse, abbiamo bisogno di un cambio di mentalità – nelle nostre teste e nel sistema”.
Fonte: CIPRA
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