Clima-energia: il Commissario europeo bacchetta l’Italia.

Il Commissario europeo dell’ambiente, Stavros Dimas, ha dichiarato di essere “sbalordito” di fronte gli argomenti avanzati dall’Italia sul pacchetto clima-energia della UE, chiedendo sconti senza presentare un piano per tagliare le emissioni, in esubero di almeno 50 milioni di tonnellate /anno per il periodo 2008/2012.

Sulla vicenda pacchetto-clima, che nell’ambito dell’Unione europea, la richiesta italiana di chiusura dell’accordo e quindi di rivedere gli obiettivi da raggiungere entro il 2020, ha aperto una forte polemica tra il Governo italiano e i vertici europei, in particolare con il commissario europeo per l’ambiente, Stavros Dimas, il quale ha rivelato che “le cifre citate dal governo italiano sono fuori da ogni proporzione e ben lontane d uel che chiede l’Unione europea”.

Secondo Legambiente, “al contrario di quanto afferma il governo, la Commissione europea ha già offerto all’Italia un incredibile sconto sui nuovi target per il clima, con la scelta di fissare al 2005 invece che al 2090 l’anno di riferimento per i nuovi tagli dei gas a effetto serra entro il 2020. Entro il 2020, infatti, secondo quanto stabilisce il pacchetto Ue, l’Italia dovrà ridurre le proprie emissioni a effetto serra del 13 per cento rispetto ai livelli del 2005. Il paradosso è che nel caso dell’Italia, questo obiettivo al 2020 è inferiore a quello fissato dal Protocollo di Kyoto al 20123 – sottolinea il responsabile energia di Legambiente Edoardo Zanchini-.

Perché tali sono i nostri ritardi (nel 2005 l’Italia in controtendenza rispetto al resto dell’Europa aveva aumentato le proprie emissioni di CO2 equivalente del 12,1 rispetto al 1990) che ci è stato già assegnato un consistente sconto, e mentre Germania, Gran Bretagna e Francia si assumono, dal 20°12 al 2020, impegni reali di riduzione e nell’ordine di centinaia di milioni di tonnellate di CO2 equivalente, all’Italia è consentito di aumentarle”.

Rispetto ai costi poi, il Governo italiano e Confindustria hanno lanciato un grido di allarme per l’economia italiana, sostenendo che la spesa per il nostro Paese, dovesse essere di circa 25-30 miliardi di euro l’anno.

Secondo Zanchini di Legambiente, “peccato che questi studi non siano stati mai resi pubblici o che siano stati smentiti dalla stessa Commissione europea secondo la quale l’adeguamento alla direttiva 20-20-20 costerà all’Italia 8 miliardi di euro l’anno, secondo calcoli che si basano sui costi di investimento previsti per lo sviluppo di rinnovabili, abbattimento dei gas a effetto serra, efficienza energetica e sulle riforme strutturali del sistema elettrico necessarie, senza considerare però i benefici economici del pacchetto”.

A fronte dei 92 miliardi di spesa previsti per l’intera Unione europea, la Commissione stima anche un risparmio di circa 50 miliardi di euro per la riduzione delle importazioni di gas e petrolio e un risparmio di 10 miliardi rispetto alle attuali spese per i danni prodotti dall’inquinamento atmosferico, senza contare i benefici in termini di efficienza e ammodernamento industriale. Per l’Italia, l’UE stima un risparmio di 7,6 miliardi l’anno nel taglio delle importazioni di idrocarburi e di 0,9 miliardi di euro nei costi per contrastare l’inquinamento.

I costi effettivi pertanto scendono fino a trasformarsi in un guadagno netto di 600 milioni di euro l’anno. Senza contare i benefici di lungo termine sul piano dello sviluppo innovativo come quello delle rinnovabili e di crescita occupazionale.La realtà è che, con le richieste di ritardare l’approvazione del pacchetto clima, l’Italia è rimasta isolata all’interno dell’Unione europea.

(LG-FF)

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