Il 2016 si allinea così al 2007 che pure aveva visto un minimo intorno a 4.14-4.15 milioni di chilometri quadrati. Al di là del valore assoluto è comunque l’andamento annuale dell’estensione della banchisa a rendere questo 2016 anomalo rispetto agli ultimi anni. Durante la primavera una estensione della banchisa ridotta di circa 800.000-1.000.000 chilometri quadrati rispetto ai valori del 2007-2012 aveva fatto temere gli scienziati.
Invece, un’estate caratterizzata da condizioni in genere non particolarmente favorevoli alla perdita di ghiaccio marino ha permesso di contenere il minimo di settembre e evitato di polverizzare il record del 2012. Questo a dimostrazione di come il sistema sia complesso e ancora molto resta da fare per poterlo comprendere fino in fondo e prevedere con relativa affidabilità.
Su breve periodo, condizioni particolari possono determinare variazioni notevoli rispetto a quelli che sono i trend climatici. E gli sforzi della comunità scientifica sono rivolti in questo momento proprio a cercare di meglio comprendere i meccanismi di formazione e distruzione dei ghiacci marini e quali sono i parametri che maggiormente influenzano tali processi.
Il CNR partecipa allo sforzo internazionale con gruppi di ricerca coinvolti nei progetti europei Ice-Arc e Spices e nel network Polarview. Questi gruppi portano con se l’esperienza maturata in Antartide negli ultimi 20-25 anni nel settore dell’osservazione ghiacci marini da satellite.