In ambiente urbano l’effetto termico è amplificato dall’isola di calore (Urban Heat Island): cementificazione e superfici asfaltate contribuiscono a un maggiore accumulo di calore durante il periodo diurno, rilasciato per irraggiamento durante la notte, quando le differenze tra zone centrali e rurali possono superare i 5° C e, in città di grandi dimensioni, i 10° C.
I ricercatori dell’Istituto di biometeorologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibimet-Cnr) svolgono da anni ricerche in quest’ambito e hanno sviluppato mappe ad alta risoluzione delle più popolose città italiane, relative alla distribuzione spaziale del rischio diurno e notturno da caldo urbano per la popolazione anziana. Una serie di 13 anni (2001-2013) di dati satellitari della Nasa sulla temperatura superficiale del suolo e i dati Eurostat sulla densità della popolazione totale e anziana relativa al 2001 sono stati processati mediante la metodologia di valutazione del rischio validata con il progetto internazionale Asscue (Adaptation strategies for climate change in the urban environment). I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Plos One.
“In conseguenza del riscaldamento globale, forti impatti sono previsti proprio nelle aree urbane”, afferma Marco Morabito dell’Ibimet-Cnr. “Superfici di colore scuro come le strade asfaltate possono raggiungere temperature di oltre 10 ° C rispetto alle zone circostanti. Si consideri che attualmente circa il 70% della popolazione italiana risiede in aree urbane e tale valore è previsto in aumento all’80% entro il 2050, quando circa un terzo della popolazione italiana sarà rappresentata da anziani di età superiore a 65 anni. Nonostante queste premesse, mancano informazioni relative alla distribuzione spaziale del rischio da caldo nelle aree urbane”.
L’indice da caldo diurno e notturno (Heri: Heat-related elderly risk index) calcolato dall’Ibimet-Cnr individua cinque livelli di rischio, da molto basso a molto alto. “Le mappe sviluppate mostrano una marcata eterogeneità, con i livelli più elevati di rischio da caldo generalmente concentrati nelle zone centrali delle città e nelle città costiere, dove il rischio alto e molto alto è in media più elevato rispetto a quelle dell’entroterra. Il più elevato livello di rischio da caldo si raggiunge nel 15-16% circa della superficie totale a Napoli seguita da Padova (8-9%) e Palermo (8%). Bologna e Genova hanno invece mostrato valori minori, sia di giorno sia di notte” prosegue Morabito.
Ma il rischio da caldo maggiore è associato, oltre che alle più alte temperature superficiali del suolo, alla distribuzione della popolazione, soprattutto la più vulnerabile. “In particolare sono stati osservati valori di densità di popolazione particolarmente alti associati a rischio da caldo molto alto a Genova e Napoli tra le città costiere, Milano e Torino nell’entroterra”, spiega il ricercatore dell’Ibimet-Cnr.
L’esatta conoscenza delle zone urbane a maggior rischio è molto utile per pianificare e ottimizzare gli interventi delle autorità durante fenomeni di caldo estremo e contrastarne gli effetti. “Ad esempio un efficace rifornimento di acqua, il posizionamento di servizi sanitari temporanei o l’assistenza ai soggetti”, continua Morabito. “Sarebbero d’aiuto anche interventi di mitigazione dell’ambiente urbano, mediante reintroduzione della vegetazione, rivestendo i tetti con vegetazione o materiali riflettenti”.