Come diventare restauratore d’arte professionale.

Sulla G.U. n. 160 del 13 luglio 2009 è pubblicato il Dr 26 maggio 2009, n. 87 del Ministero dei Beni e le Attività culturali riguardante il “Regolamento concernente la definizione dei criteri e livelli di qualità cui si adegua l’insegnamento del restauro, nonché delle modalità di accreditamento, dei requisiti minimi organizzativi e di funzionamento dei soggetti che impartiscono tale insegnamento, delle modalità di vigilanza sullo svolgimento delle attività didattiche e dell’esame finale.

Il decreto, emanato dal Ministro dei beni e le attività culturali di concerto con il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, prevede che per partecipare al corso di restautore, occorre essere in possesso di scuola secondari superiore o di diploma equipollente rilasciato da Stato estero e frequentare, ovviamente superando l’esame finale, un apposito corso a ciclo unico della durata di cinque anni, tenuto dalle scuole di alta formazione e di studio. Questi sono i requisiti essenziali per diventare restauratore di beni culturali, previsti dal decreto interministeriale.

L’accesso al corso avviene tramite un test attitudinale visivo, percettivo auditivo (per il curriculum professionalizzante relativo agli strumenti musicali), una prova attitudinale e una prova orale di approfondimento circa la lingua inglese, la storia dell’arte, la storia delle tecniche di esecuzione dei manufatti e le scienze della natura (chimica, fisica, biologia, scienze della terra). Questo corso è articolato in 300 crediti formativi (di cui almeno 90 da maturare presso laboratori e cantieri di restauro), corrispondenti a quelli previsti dal vigente ordinamento dell’insegnamento universitario (CFU) e la prova finale vale come esame di Stato, dando quindi il via libera all’inizio dell’attività professionale; infatti, al termine del percorso formativo le università rilasciano una laurea magistrale abilitante alla professione di restauratore di beni culturali. Il decreto indica anche i criteri e i livelli di qualità da applicare nel corso formativo, i requisiti dei docenti e quelli delle istituzioni formative. Infine, stabilisce che l’esame finale, organizzato dall’istituzione formativa responsabile del corso, sarà articolato in due prove. La prima, di carattere applicativo, dovrà consistere in un intervento pratico – laboratoriale; mentre la seconda, di carattere tecnico – metodologico, verterà sulla discussione di un elaborato scritto.

Se la prima prova non dovesse essere superata, il candidato potrà ripetere l’esame nella sessione successiva. A giudicare i futuri restauratori sarà una commissione composta da sette membri, nominati dai direttori delle istituzioni formative. Tra questi esperti dovranno esserci almeno due membri designati dal Ministero dei beni e le attività culturali iscritti nel registro dei restauratori da almeno cinque anni, oltre che due docenti universitari designati dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca.

(LG-FF)

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