Commissione europea: l’Italia adotti misure contro l’emissione di PM10

L’avvertimento, che riguarda 30 zone di qualità dell’aria in tutto il territorio italiano, segue una lettera di costituzione in mora inviata all’Italia nel giugno 2016.

L’Italia continua ad avere il problema dei livelli continuamente elevati di PM10, che rappresentano un grave rischio per la salute pubblica; secondo l’Agenzia europea per l’ambiente l’Italia sarebbe lo Stato membro più colpito in termini di mortalità connessa al particolato.
La Commissione europea ha quindi sollecitato il nostro Paese affinché adotti azioni appropriate che garantiscano una buona qualità dell’aria e salvaguardino la salute pubblica.

In caso di superamento dei valori limite, infatti, gli Stati membri sono tenuti ad adottare e attuare piani per la qualità dell’aria; le misure legislative ed amministrative finora adottate dal nostro Paese non sono evidentemente bastate a risolvere il problema.
Nel dicembre 2012 la Corte di giustizia dell’Unione europea aveva già ritenuto l’Italia responsabile della violazione della legislazione europea pertinente per gli anni 2006 e 2007.

Il nuovo avvertimento, che segue una lettera di costituzione in mora inviata all’Italia a giugno 2016, riguarda 30 zone di qualità dell’aria in tutto il territorio italiano in cui si sono registrati dei superamenti dal 1° gennaio 2005.

Nello specifico:
– per quanto riguarda il valore limite giornaliero le 30 zone si trovano nelle seguenti regioni: Lombardia, Veneto, Piemonte, Toscana, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Campania, Marche, Molise, Puglia, Lazio e Sicilia;
– per quanto riguarda il valore limite annuale le 9 zone interessate sono: Venezia-Treviso, Vicenza, Milano, Brescia, due zone della Pianura padana lombarda, Torino e Valle del Sacco (Lazio).

Se l’Italia non si attiva entro due mesi, la Commissione potrà deferire il caso alla Corte di giustizia dell’UE.

La Commissione europea ha avviato procedure di infrazione per livelli eccessivi di PM10 nei confronti di 16 Stati membri (Belgio, Bulgaria, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lettonia, Polonia, Portogallo, Repubblica ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Ungheria) e nel caso di Bulgaria e Polonia è stata adita la Corte di giustizia dell’Unione europea.
La Commissione ha inoltre intrapreso un’azione legale per biossido di azoto nei confronti di 12 Stati membri, attualmente oggetto di procedure d’infrazione: Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica ceca, Spagna e Ungheria.

Fonte: ARPAT

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